sabato 12 novembre 2016

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati

Image result for perchè dino buzzati scrive il deserto dei tartariLibro bello e intenso che fa molto riflettere. Buzzati lo ha scritto quando lavorava in redazione a Belluno pensando alla routine del suo tran tran giornaliero e alla monotonia della vita. E se questo tran tran durasse per tutta la vita? ecco allora il bisogno di dare un senso alla propria vita, una svolta.Ma non è facile e siamo sicuri che noi siamo i veri fautori delle nostre scelte? Il romanzo di Buzzati ci ricorda Waiting for Godot di Becket, la vita è un assurdo attendere qualcosa che ci aiuti a dare un senso alle cose. Drogo vive passivamente gli eventi , il tempo vola via inesorabile e in attesa della vita vera non riesce a fare nulla se non andare incontro alla morte.   Il tenente Drogo, inviato a prestare servizio nell’isolata e ormai inutile Fortezza Bastiani, ha il compito di sorvegliare un deserto da cui non arriva mai alcun nemico, vivendo nell’attesa della guerra, dell’azione, del giorno in cui finalmente potrà farsi valere. Anche quando potrebbe andarsene, rimane invischiato nell’abitudine di aspettare, di sperare che all’orizzonte compaiano finalmente dei puntini neri in movimento. Cosa può dare valore alla vita di un soldato? La comparsa del nemico. Quando Drogo è giovane ha la speranza che qualcosa di bello succederà, ma nell’attesa il tempo scorre e si ritrova vecchio con la  consapevolezza di aver sprecato la propria vita perché il tempo vissuto è molto più lungo di quello ancora da vivere. E’ vero,  in giovinezza il tempo sembra infinito e poi, invecchiando, accelera per poi finire sempre troppo presto, con il nostro carico di sogni irrealizzati, di giorni sprecati e occasioni mancate. Bellissimo!!!!!!!


S’illude, Drogo, di una gloriosa rivincita a lunga scadenza, crede di avere ancora un’immensità di tempo disponibile, rinuncia così alla minuta lotta per la vita quotidiana.

venerdì 11 novembre 2016

Con la morte non si tratta di Bruno Morchio

Una rapina sulla Statale Carlo Felice in Sardegna: uno dei banditi viene ferito e arrestato, ma non parla. I suoi complici dividono il bottino. Sono passati diversi anni, quell'uomo è ancora in galera.
Suo figlio, un tossicodipendente, è scomparso. Lui crede sia partito per l'isola, alla ricerca dei complici di quel colpo miliardario. E così Bacci Pagano, incaricato dall'avvocato di Sanna, la sua amica Gina Aliprandi,lascia la sua Genova per andare in trasferta in Sardegna. Qui si ritrova coinvolto tra faide locali, e piani di vendette dei protagonisti della rapina.
In questa avventura Morchio abbandona i noti "scenari" genovesi con i carrugi e le stradine malfamate della città vecchia, per portarci a Tertenia, un piccolo comune nella  ventosa ed affascinante Sardegna orientale.La vera protagonista del romanzo è proprio la Sardegna con il forte maestrale, gli odori, i sapori, i fichi, le querce da sughero.
A Tertenia Bacci ritrova l’amico Virgilio, la sua guardia carceraria a Novara con il quale ha continuato a vedersi durante i suoi periodi di vacanza in Sardegna.
Ma il soggiorno per Bacci sarà anche l’occasione di rivedere sua figlia Aglaja dopo 10 anni.
Ora la ragazza ha 18 anni e  sua moglie, dopo il divorzio, non gli ha più permesso di vederla. Questo distacco è un cruccio per Bacci e ora Aglaja ha deciso di passare un po’ di tempo con lui, contro il volere della madre. -

Così la storia procede su due strade: la ricerca del ragazzo e la relativa conoscenza di strani personaggi collegati e il rapporto ritrovato  tra Bacci e Aglaja.
Appena arrivato in Sardegna Bacci conosce in spiaggia l’affascinante e sensuale Martine, ex prostituta,ora giovane moglie di Otello Ganci, l’organizzatore della rapina,malato di tumore e  in fin di vita. In Francia Ganci Ha ucciso Canu, uno dei rapinatori, e la sua famiglia lo vuole vendicare
La prima metà del libro si legge tutta d’un fiato, coinvolgente e scorrevole con descrizioni precise e ben scritte, con l’inizio scoppiettante  e intenso della rapina al portavalori, il rapporto di Bacci Pagano con le donne  e con l’amico Virgilio che gli ha salvato la vita durante i cinque anni di prigionia, l’arrivo in Sardegna, i luoghi, i profumi, il vento insopportabile, la spiaggia, i personaggi misteriosi. Poi però il ritmo cala, la trama diventa statica, confusa  e ripetitiva fino ad un finale povero e scontato. E’ ovvio che la trama è solo un pretesto per parlare di sentimenti umani. Comunque il personaggio di Paggi Pagano è interessante e continuerò a seguirlo.

lunedì 22 agosto 2016

La Resistenza del Maschio di Elisabetta Bucciarelli

"La Resistenza del Maschio", Elisabetta Bucciarelli - NN editore, collana ViceVersa. 2015

L’Uomo in macchina ripete meccanicamente le altezze delle torri. Professore all’università ha una vita cadenzata da appuntamenti convegni e lezioni, dal poco tempo da dedicare alla casa e ad un eventuale figlio che sua moglie gli chiede insistentemente. L’uomo  calcola tutto , conosce la misura di ogni cosa, degli archi, delle torri di Milano ,del vaso di cristallo  rotto dalla moglie durante un litigio,dei sentimenti, dello spazio che intercorre tra lui e le altre persone. Ha bisogno si misurare tutto per  avere il giusto ordine delle cose .E’ un uomo che si trattiene e non osa , ha paura di perdere il controllo, fugge dalle responsabilità e vive nell’iimaginario.  "C'è una geometria in ogni circostanza della vita. E ogni esistenza ha una sua forma geometrica". 
La sua è una  razionalità che diventa ossessione
"È convinto che ci siano molti segreti nella misura degli oggetti. Lui misura per trovare qualcosa che sente ma non conosce ancora. Per cogliere le relazioni tra le cose e tra le persone. Per trovare il suo posto nello spazio".
Viene coinvolto in un incidente  mentre sta per rientrare a casa. La vittima è una donna che viene soccorsa e portata all’ospedale. L’uomo si informerà della sua salute e inizierà con lei un rapporto fatto di messaggi al telefono. Lei sarà per lui Effe e lui diventerà per lei Emme.

Il piano narrativo è duplice. Contemporaneamente nella sala di attesa di uno studio medico tre donne attendono di essere visitate. Scoprono di attendere lo stesso medico, un ginecologo, che tarda a venire e così iniziano a conversare. Nel pomeriggio interminabile le tre sconosciute si aprono  e iniziano a conoscersi. Parlano dei rispettivi uomini , dei tradimenti,di fallimenti, di appuntamenti  con uomini che “fanno resistenza”. Mentre la storia dell’Uomo scorre in un arco di tempo di almeno due anni, il tempo delle tre donne nella sala di attesa è statico. Obbligate a stare sedute nella sala di attesa ,le tre donne raccontano la loro vita ed evidenziano tre modi diversi di pensare e comportarsi.

 Il lettore è coinvolto dalle vicende che si alternano ed è incuriosito e sconvolto dalle coincidenze. Lo stile del romanzo è molto cinematografico. Come in un film c’è anche una colonna sonora che accompagna i vari momenti, fatta di citazioni di musiche di diverso genere. Varie sono anche  le citazioni artistiche: Flagellazione e Vera Croce di Piero della Francesca, Il bacio di Francisco Hayez, il Blu di Yves Klein, John Everett Millais, etc.

Elisabetta Bucciarelli non condanna, analizza e racconta la quotidianità della vita vista dalla prospettiva degli uomini e delle donne. Donne tessitrici di un filo di Arianna che se si spezza non porta ad  una conclusione ; maschi che illudono, ma  si sottraggono e resistono; che stanno perdendo, per rinuncia consapevole, il loro ruolo convenzionale: "La specie in mutazione dei maschi che resistono, quella che si sottrae, che non fa il suo dovere, non protegge, non mantiene, non fa figli, non fa un beato cavolo di niente"
In questo modo l’uomo riesce a stabilire una distanza tra lui e la donna e la donna attende , non ancora pronta a gestire questo atteggiamento.

Elisabetta Bucciarelli si rivela una scrittrice molto interessante e leggerò sicuramente qualcos’altro di lei. Come interessante è la casa editrice NNeditore di Milano. http://www.nneditore.it/

Elisabetta Bucciarelli è nata a Milano nel 1967. In questa città continua a vivere e lavorare. Nella sua carriera ha scritto per il teatro, il cinema e la televisione. L'esordio arriva a soli venti anni con "Forte come un toro". Nel 1996 è autrice del soggetto e della sceneggiatura del mediometraggio "Amati Matti". Nel 2005 inaugura una serie di gialli che vedono come protagonista l'ispettrice Maria Dolores Vergani. Ha pubblicato diversi saggi sulla scrittura ed ha firmato numerosi racconti distribuiti tra quotidiani e antologie. Suoi i romanzi "Corpi di scarto" (2011), "L'etica del parcheggio abusivo" (2013) e "La resistenza del maschio" (2015). Nel 2013, per il teatro, scrive "L'etica del parcheggio abusivo". E' anche autrice di testi d'arte, divulgatrice poetica e letteraria, conduttrice di laboratori di Scrittura Espressiva.

giovedì 18 agosto 2016

Dalle rovine di Luciano Funetta

La collana Romanzi Tunué, diretta da Vanni Santoni, si arricchisce di un’opera ipnotica e allucinatoria: Dalle rovine di Luciano Funetta. Una storia di uomini che, come scriverebbe Vollmann, «rappresentano un incubo per se stessi», e che scelgono di sublimare le loro vite in un’ultima, sanguinaria opera d’arte.
L'autore è un giovane romano trentenne Ha pubblicato racconti su WATT, Granta Italia, Costola e altre riviste. È tra gli autori di Dylan Skyline – dodici racconti per Bob Dylan (Nutrimenti, 2015).
Dalle Rovine era stato rifiutato da 20 case editrici. Poi la pubblicazione con Tunué e la presenza nella dozzina del Premio Strega 2016
Rivera è un collezionista di serpenti , ha trenta teche con altrettanti esemplari di razze rettili esotiche e rare. Si cura di loro e con loro ha un rapporto carnale. Un giorno gira un  video amatoriale con alcuni suoi serpenti e lo propone al proprietario di una sala cinematografica di film porno. Da lì entra in contatto con il mondo  della pornografia d’arte, conosce persone misteriose e oscure tra le quali spicca Alexandre Tapia.un argentino a dir poco enigmatico. Rivera conduce il lettore in una realtà claustrofobica, onirica. Non è solo il mondo della pornografia illegale che turba il lettore, ma la consapevolezza di essere entrato in un incubo abitato da personaggi soli e disperati legati tra di loro da una forza che li spinge nell’abisso, da un destino crudele di cui sono vittime.La loro è una storia di desolazione alla ricerca di fama e amore  Sappiamo poco dei personaggi e quello che veniamo a sapere di loro e del loro passato è  svelato piano piano,attraverso alcuni dialoghi. Vengono rivelati incubi privati, segreti vecchi e nuovi . Il risultato è una situazione che sta tra il reale e l’onirico e dalla quale non è facile fuggire. Il tutto ci viene raccontato da alcune voci che sono sempre insieme al protagonista e che vivono con lui ogni istante e che sono le uniche a conoscerlo veramente. Chi sono? Spiriti, fantasmi, la coscienza?i lettori stessi?
Rivera conosce produttori e attori che vogliono fare un porno artistico e intellettuale e intravedono in lui un artista interessante, ma mano a mano  egli scopre aspetti nascosti e la realtà gli si rivela ben diversa. La vicenda si sposta da Fortezza, un quartiere immaginario, a Barcellona dove i protagonisti cercano la celebrità. Alla fine tutti vivono come reclusi e isolati del resto del mondo in una villa; con loro anche i serpenti e i topi allevati per sfamarli, come a ricreare un mondo dal quale non è possibile uscire. L’atmosfera creata è cupa , Kafkiana, pesa l’attesa e il finale rimane sospeso. I personaggi si aggirano per lo più in luoghi chiusi e bui, fumano e bevono molto, dormono poco e male.
Le donne sono gli unici personaggi positivi,anche se hanno poco spazio sono importanti nella vita degli uomini. I produttori  Birmania e Traum sognano la pace attraverso la nostalgia per amori perduti (Clelia, Dolly)le donne sono lontane dalla rovina. L’attrice potrebbe salvare Rivera e poi se ne va con il regista riuscendo a fuggire dall’incubo.

Funetta sa scrivere e sa coinvolgere il lettore.

Il romanzo inizia con un brano che anticipa il finale
"Quando Rivera se ne andò, nessuno lo vide a parte noi. Lo guardammo mentre si allontanava e scompariva tra gli alberi, lo osservammo inoltrarsi nella prigione di rami, dentro la vegetazione dove ad aspettarlo erano in due, in tre o in venti, anche se in realtà lo aspettava una persona sola. Quando Rivera uscì dal suo nascondiglio, noi eravamo pietrificati dalla paura e dalla stanchezza. Rivera invece non tremava. Sapevamo che sarebbe entrato nella foresta che divorava la casa e che qualcuno lo stava aspettando nel buio. Nessuno sa cosa successe dopo a Rivera, tranne noi".

martedì 26 luglio 2016

La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakami

Sarà forse la cultura giapponese ma leggere un libro di Murakami significa farsi trascinare da un potere magnetico verso un mondo visionario al limite tra realtà e sogno ,  dove le sensazioni e i sentimenti sono forti; significa farsi catapultare all’interno di storie, viverle insieme ai protagonisti, sentire i suoni, vedere i colori e sentire i profumi.
Questo è quello che  si percepisce nella lettura de “La ragazza dello Sputnik”, romanzo scritto nel lontano 1999. Lo sputnik del titolo fa sì  riferimento al primo satellite russo lanciato nello spazio con a bordo la cagnolina Layka, ma anche agli scrittori della Beatnik , erroneamente chiamati Spunik da Myu, l’amica di Sumire, la protagonista del romanzo, un’aspirante scrittrice che si ispira a Kerouac
La storia viene raccontata da un amico di Sumire, l’amicizia tra i due protagonisti è forte, e Sumire non può fare a meno di raccontare al suo amico i suoi drammi, le sue emozioni, quello che desidera, fargli leggere i suoi racconti. Il narratore  piano piano si scopre innamorato di lei, ma non può essere ricambiato, perché, come si legge nell’incipit, Sumire si innamora di qualcun altro.
“Nella primavera del suo ventiduesimo anno, Sumire si innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande paura. Spazzò via ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto ciò che trovò sulla sua strada, e dietro non si lasciò nulla. Poi, senza aver perso nemmeno un grado della sua forza, attraversò il pacifico, distrusse senza pietà Angkor Wat e incendiò una foresta indiana con le sue sfortunate tigri. In Persia si trasformò in una tempesta del deserto e seppellì sotto la sabbia un’esotica fortezza. Fu un amore straordinario, epocale. La persona di cui Sumire si era innamorata aveva diciassette anni più di lei ed era sposata. Come se non bastasse, era una donna. È da qui che tutto cominciò, ed è qui che tutto (o quasi) finì.”
Le due ragazze si incontrano ad un matrimonio e Myu propone a Sumire di lavorare per lei. Così partono per un viaggio di affari che le porta in giro per il mondo fino ad un’isola greca.  Ma proprio in quest’isola accade qualcosa che porta la giovane Sumire a sparire. “Svanire come fumo”, come spiegherà Myü al narratore, recatosi in Grecia alla ricerca della sua amica.
Qui il racconto si fa più misterioso e meno facile , si sviluppa su un piano onirico , viene svelato il segreto di Myu che abbandona il sogno di diventare pianista dopo una avventura traumatizzante vissuta in un viaggio in Svizzera. Myü viene abbandonata su una ruota panoramica e da lì vede la finestra di casa sua. All’interno un’altra se stessa, il suo alter ego, fa sesso con un uomo in un rapporto che viene interpretato come coercitivo e violento. Questo evento la cambierà fortemente, la rendera fredda e frigida  e le impedirà di amare e di farsi coinvolgere dai sentimenti.D’improvviso i suoi capelli diventano interamente bianchi come a simboleggiare un invecchiamento delle emozioni.

 Ma cosa è successo a Myu veramente? Si è sdoppiata o è passata dall’altra parte?
E che fine ha fatto Sumire? Catturata da una musica Sumire fa un viaggio nel dopo vita, nell’aldilà o solo verso qualcosa di magico e inspiegabile . Parte alla ricerca di sé stessa. Quando alla fine telefona all’amico dicendo di essere in un luogo che non conosce bene , ma che vuole che lui la vada a prendere, la lontananza tra i due sarà eliminata. Cosa ci guida in un luogo, che cosa cerchiamo, cosa e chi inseguiamo?
Il romanzo di Murakami parla di amore e morte, di viaggio, di sogni e traumi, di solitudine e malinconia, di affetti persi e ritrovati di  inquietudine esistenziale con una prosa  elegante e coinvolgente.

“Sognare. Continuare a sognare. Entrare nel mondo dei sogni e non uscirne piú. Vivere lí per sempre.”


“Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente. La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti. ”


“Nel mondo dei sogni non è necessario distinguere le cose. Non è per niente necessario. Tanto per cominciare lì non esistono linee di confine. Perciò nei sogni è difficile andare a urtare violentemente contro qualcosa, e se per caso questo accade, non ci si fa male. La realtà è diversa. La realta' morde.
La realtà, la realtà.

“Forse non riuscirò più a scrivere romanzi. Ultimamente lo penso spesso. Non sono che una delle tante donne stupide e ingenue che infestano l’atmosfera, dotate solo di un’esagerata condizione di sé, perse a inseguire sogni irrealizzabili. Forse è ora anche per me di abbassare il coperchio del piano e uscire di scena. Prima che sia troppo tardi.”


“Dopo la morte del mio cane, mi chiusi nella mia stanza a leggere tutto il tempo. Per me il mondo che trovavo nei libri era molto più vivo di quello che vedevo intorno a me. Lì dentro si spalancavano paesaggi mai visti prima. I libri e la musica diventarono i miei amici più grandi… Se avevo dei problemi non mi confidavo con nessuno. Ci pensavo, trovavo una soluzione e agivo, sempre da solo. ma non soffrivo particolarmente per la solitudine. La consideravo normale. In fondo, tutti gli esseri sono soli…
E cominciai ad accorgermi che essere soli è una cosa molto triste. Essere soli è come, in una sera quando diluvia, stare fermi alla foce di un grande fiume e guardare un’enorme massa d’acqua gettarsi nel mare. Sei mai stato fermo alla foce di un grande fiume a guardare l’acqua che si getta nel mare?

“Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati dalle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi  la guardiamo  mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza”



lunedì 27 giugno 2016

Jezabel di Irene Nemirovsky

Gladys  Eysenach è una sorta di Dorian Gray, una donna ossessionata dalla sua bellezza e dal suo voler restare giovane. Non riesce ad amare e vive alla ricerca del piacere, dell’amore degli altri  e
soprattutto per essere ammirata dagli uomini e annientare le sue rivali più giovani.
“L'amore?” pensò “Oh, no, il piacere di essere amata... quasi sacrilego..”

 Il suo mondo è fatto di balli e feste e  lei deve essere al centro dell’attenzione. Cerca di non considerare il tempo che passa ,anzi è disposta a tutto pur di sembrare ancora bella e giovane e non rivelare la sua età.

"Lei amava proprio questo, e proprio questo la eccitava: provare costantemente a se stessa il suo dominio sugli uomini."

Gladys una donna egocentrica e egoista che mette in primo piano se stessa e la sua felicità a discapito anche della stessa figlia che considera sempre quindicenne per non ammettere il passare del tempo. E’ ovviamente sola e a volte triste, ma niente la può cambiare.
Il libro comincia dalla fine. C’è infatti un capitolo introduttivo: in un’aula di tribunale Gladys Eysenach è accusata di aver ucciso il suo amante ventenne. E’ bella e affascinante ma, man mano il processo procede perde ogni bellezza e appare sempre più vecchia e stanca. Ha fretta di finire e si proclama colpevole come per evitare che si sappia qualcos’altro di lei. La  condanna è lieve, attenuata  dal movente passionale.
Qual è la verità? I capitoli seguenti racconteranno la vita di Gladys fino ad arrivare all’epilogo finale. Conosciamo così questa donna con le sue gioie e paure, i suoi egoismi e le sue ambizioni, i suoi rapporti con i cari e gli amici. Già bambina smaliziata, cresce dedicandosi alla frivolezza e al flirt facile con qualsiasi uomo le capiti a tiro e che possa confermare la sua autostima
Difficile  il rapporto con la figlia Marie-Thérèse, che lei sente di amare ma in maniera incostante e
superficiale. Sua figlia le fa quasi da madre ed è anche troppo saggia e matura. .
“Mia povera mammina, non conosci la vita tu…”
Marie- Thérèse si ribella alla madre ma non ha la forza di farlo fino in fondo e ne rimane schiacciata.
La madre di Irene è onnipresente e appare come un incubo anche in questo romanzo e l’odio della scrittrice traspare tutto nella figura della superficiale  e insensibile Gladys e il libro  l’occasione per parlare di conflitti insanabili tra madri e figlie. La stessa Gladys avava avuto una madre una madre morfinomane che le aveva  dato solitudine e umiliazione.
Ma la superficialità di Gladys è solo apparente, ma il terrore di invecchiare e quello di rimanere sola  hanno il sopravvento tanto da impedirle di cambiare.
E’ lo stato d’animo  di una donna che vede sfiorire i suoi anni e la sua bellezza fino a farne una ossessione e in questo trovo il tema molto attuale.
A differenza di Dorian che si vede sempre bello e giovane mentre il ritratto invecchia e imbruttisce per lui, Gladys vede allo specchio il suo decadimento fisico.

Scrittura  coinvolgente e raffinata, ma anche dura e sarcastica. Irene Nemirovsky sa entrare nei personaggi e farti vivere le loro sensazioni, le loro ansie.


venerdì 10 giugno 2016

Il giardino di cemento di Ian McEwan

"Non ho ucciso mio padre, ma certe volte mi sembra quasi di avergli dato una mano a morire".


Questo è l’incipit de “ Il giardino di cemento” un romanzo di Ian McEwan scritto nel 1978 e pubblicato per l’Italia da Einaudi. La voce narrante è quella di Jack , un adolescente torvo e apatico e , che nel momento in cui trova il corpo del padre morto per un attacco di cuore mentre sta coprendo col cemento il suo giardino, reagisce con indifferenza , come se la morte fosse un fatto naturale. Il padre gli aveva chiesto di tornare subito dopo la scuola per aiutarlo , ma lui si era attardato e chiuso in bagno per masturbarsi. In realtà non provava  affetto per un padre che si mostrava duro e irascibile in famiglia e si meraviglia nel ricordare il pianto delle sorelle alla notizia della morte.
Il padre appare come il colpevole dell’isolamento e la stranezza di questa famiglia, sembra un uomo senza sentimenti e la sua volontà di coprire il giardino con del cemento per non avere più il compito di curarlo è una metafora della sua aridità d’animo. Jack provoca la sua ira a tavola quando, per fare una battuta, dice di aver trovato un fiore nel suo giardino.
La vita continua monotona fino a quando la madre, costretta a letto da una malattia , muore e Jack(15 anni) Julie (17) , Sue (13) e Tom( 6) rimangono soli. Per paura di perdere la casa e di essere separati e chiusi in un orfanotrofio, i ragazzi decidono di seppellire il cadavere della madre in un baule in cantina, coprendolo con il cemento ordinato dal padre per i lavori in giardino. Colpisce l’assenza di dolore da parte degli orfani che sembrano aver conquistato una certa indipendenza.Tra Jack e Julie si sviluppa una tensione di carattere sessuale sempre più esplicita  e i due fanno da genitori ai due più piccoli. Il piccolo Tom inizia a fare i capricci e regredisce allo stato di neonato con Julie che assume sempre più il ruolo di mamma facendolo dormire in una culla nella sua camera. Tom vorrebbe essere una bambina per non subire gli scherni dei ragazzini più grandi  e le sorelle si divertono a vestirlo con i loro indumenti come se fosse una bambola.
Si continua a vivacchiare tra la sporcizia in casa e il degrado del rione  con costruzioni abbandonate e distrutte in attesa di costruire nuovi grattacieli, in una stagione estiva eccezionalmente calda. L’atmosfera è malsana e torbida,profetica di eventi negativi. La famiglia, sola e emarginata, vive senza regole.
Ad un certo punto gli orfani giocano a comportarsi come una famiglia vera: la tavola apparecchiata, la casa riordinata, lo stufato sul fuoco; ma gli odori iniziano a mescolarsi con un puzzo dolciastro e quando Julie comincia ad uscire con un giovane di nome Derek e lo invita  a casa loro gli equilibri si rompono.
Il romanzo è pieno di simbolismi: la putrefazione del cadavere che corrisponde ad una degenerazione dei rapporti dei quattro orfani,il degrado del rione e l’aridità di sentimenti, lo sviluppo dell’adolescenza tra brufoli e pulsioni sessuali, i sogni e gli incubi, il libro di fantascienza che Sue regala a Jack e che lui legge e rilegge per trovarvi delle spiegazioni esistenziali insegnamenti di vita.
Un libro crudo, angosciante che ti lascia addosso il cattivo odore, la sporcizia, il caldo appiccicoso,la sensazione di marcio.
Da vedere anche l’adattamento cinematografico del 1993 di Andrew Birkin, con  Charlotte Gainsbourg and Andrew Robertson.


martedì 7 giugno 2016

Numero Undici di Jonathan Coe

Amo Jonathan Coe , amo la sua scrittura, il suo stile, la sua ironia britannica, la sua critica della società moderna. E mi è piaciuto tanto anche il suo ultimo libro edito da Feltrinelli, Numero undici.
Numero undici è una raccolta di racconti, legati tra di loro tanto da formare un romanzo; uno dei fili conduttori è proprio il numero undici che ricorre come un’ossessione: è  un numero civico, una importante sede politica, una linea del tram, i piani di una abitazione, un tavolo di un locale, una data.
 In ogni racconto Coe affronta un tema della società moderna, crudele e mercificata.
Si parte con la storia di un'estate di due ragazzine, Rachel e Alison, che non capiscono la reazione dei nonni di Rachel di fronte al suicidio di David Kelly, lo scienziato britannico che aveva smascherato le bugie di Tony Blair sulla guerra in Iraq. Questo fatto è interpretato come la perdita dell’innocenza di una nazione che coincide con la perdita dell’innocenza delle due ragazze che compariranno in tutte le storie. Il riferimento alla morte di David Kelly, il cui corpo venne trovato a Harrowdown Hill nello Oxfordshire, ritorna nella terza storia quando la professoressa di Rachel, Laura, porta la ragazza nella sua casa in campagna proprio nello stesso parco dove era stato rinvenuto il corpo  dell’ ispettore delle armi delle Nazioni Unite; un parco stupendo per delle belle passeggiate ma che aveva segnato la perdita dell’innocenza
" E' quello che la morte di David Kelly ha rappresentato per noi. Fino a quel momento eravamo stati scettici nei confronti della guerra in Iraq. Sospettavamo che il governo non ci dicesse tutta  la verità. Ma il giorno in cui Kelly morì, una cosa divenne assolutamente chiara:la faccenda puzzava. Che si trattasse di suicidio o di omicidio non era così importante, una persona perbene era morta e , in un modo o nell’altro, erano state le bugie costruite intorno alla guerra ad ucciderla.Tutto qui. Nessuno di noi poteva più fingere che a governarci erano persone oneste.”( dal pensiero del marito di Laura) E la perdita dell’innocenza è anche uno dei temi del Paradiso Perduto di Milton sul quale Rachel deve scrivere un saggio per l’università.
La prima storia  ha un tono gotico, tipico dei racconti delle case  stregate. Rachel bambina  scoprirà un cadavere nei boschi e vicino al corpo troverà una carta da gioco su cui è tracciato un ragno.
Il libro salta avanti nel tempo, e  ritroviamo Rachel ormai cresciuta , prima studentessa universitaria e poi disoccupata. Trasferitasi a Londra, lavora infine  come tutrice per dei bambini di ricchissima famiglia,Intanto Alison, deve vedersela con la sua omosessualità, con una madre, Val, ex cantante di successo che viene mandata al massacro in una specie di Isola dei famosi e con un’ ingiusta accusa che la porta in prigione.
I personaggi ruotano intorno alla protagonista Rachel e le loro storie si intrecciano e creano una rete di connessioni significative tra fatti apparentemente inconciliabili, immagini simboliche  e personaggi.
Nelle storie si parla di diversità,di razzismo e pregiudizi, di banche ,di corruzione, di televisione,di reality show, di giornalismo, di social network che rendono la vita privata accessibile a tutti , di quei 140 caratteri che condizionano e stravolgono relazioni consolidate, di film di serie B, di allucinazioni, di successo a tutti i costi e di bisogno di riscatto,della smania di denaro e l’ostentazione di esso, delle ossessioni che condizionano la vita, del passato che ritorna, di rabbia. Si parla di politica e di mancanza di fiducia nella politica.
Si affronta un altro tema della nostra società: la mercificazione della paura.

 Si è presentato questo libro come un sequel del capolavoro di Coe del 1994, La famiglia Winshaw. In effetti ritroviamo solo alcuni membri della famiglia  Winshaw che nella Londra dei nostri giorni  ha ancora una posizione di dominio, tra banche, mass media, premi e raccomandazioni. Non è più l’Inghilterra della Thatcher, ma ci sono altri problemi.
Coe mescola diversi generi letterari e anche cinematografici : il comico e il noir, il thriller e il mistery, il gotico e il realismo magico; analizza il sottile confine tra realtà e fantasia,tra ragione e follia; descrive con humour e disprezzo il nostro mondo.


Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. Johnson) e numerosi romanzi. Con Feltrinelli ha pubblicato: La famiglia Winshaw (1996), La casa del sonno (1998; audiolibro Emons-Feltrinelli, 2013), L’amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (2003), Caro Bogart. Una biografia (2004), Circolo chiuso (2005), La pioggia prima che cada (2007), Questa notte mi ha aperto gli occhi (2008), I terribili segreti di Maxwell Sim (2010), Come un furioso elefante. La vita di B.S. Johnson in 160 frammenti (2011), Lo specchio dei desideri (2012), Expo 58 (2013) e, nella collana digitale Zoom, V.O. (2011).

giovedì 28 aprile 2016

Modus Legendi: il bestseller di qualità scelto dai lettori

Tutti i lettori del gruppo fb Billy, il vizio di leggere ce l’hanno fatta. L’iniziativa Modus Legendi: il bestseller di qualità scelto dai lettori  ha avuto un grande successo.
Una  piccola casa editrice, L’ORMA,  è balzata in cima  alle classifiche e si è aggiudicata il 12° posto tra i libri stranieri più letti nella scorsa settimana con il libro scelto dal gruppo Il Posto di Annie Ernaux. E' il libro di una  rivoluzione gentile. E al di là del posto occupato in classifica , l’iniziativa è riuscita ad imporre al mercato la qualità .Ora il motto dei Billyni è: NOI SIAMO IL CAMBIAMENTO e non vedono l’ora di fare la prossima mossa.

Ed io oltre a partecipare all’iniziativa e di essere orgogliosa di far parte del gruppo ho scoperto questa casa editrice interessante e un’autrice che non abbandonerò e di cui leggere senz’altro qualcos’altro.

Pubblico il link per leggere
Scrivere per domare il tempo: la meravigliosa intervista di Marco Missiroli ad Annie Ernaux uscita ieri su «La Lettura - Corriere della Sera», in attesa di leggere "L'altra figlia", nelle librerie italiane a fine maggio. Qui il link all'articolo completo:: http://goo.gl/v5iJoz


giovedì 21 aprile 2016

Il posto di Annie Ernaux

C'è un gruppo di lettori che ha avuto un'idea. Il gruppo è Billy, il vizio di leggere, che conta su Facebook più di diecimila iscritti e l’idea è quella di scegliere un libro di un piccolo editore e comprarlo in massa nella stessa settimana, scatenando un caso editoriale. E i casi editoriali portano gli editori a riflettere, e se dopo il primo ancora due, tre, dieci libri di qualità (non solo di piccoli editori) fanno questi numeri con la forza del passaparola, magari inizieranno a pensare che assecondare le pruderie non è l'unico modo di stare sul mercato, magari cominceranno a capire che il vero target da raggiungere non sono quelli che comprano un libro all'anno, ma quelli che ne comprano diversi al mese. I lettori forti, appunto.

il libro è stato scelto dai lettori  tra una rosa di cinque titoli.il vincitore è "Il posto", di Annie Ernaux (L'orma editore) e la settimana in cui comprarlo è questa, dal 18 al 24 aprile. Quindi se l’idea vi piace affrettatevi

E’ importante che il libro sia  cartaceo e non e-book. Perché gli acquisti in rete e gli e-book fanno classifica a sé.
Coraggio allora, diamo voce a questa piccola rivoluzione gentile dei lettori. Scegliamo la qualità; scegliamo Modus legendi.

Il posto è stato un successo francese del 1983 arrivato da noi con notevole ritardo.
«Volevo dire, scrivere riguardo a mio padre, alla sua vita, e a questa distanza che si è creata durante l’adolescenza tra lui e me. Una distanza di classe, ma particolare, che non ha nome. Come dell’amore separato».
La morte del padre suggerisce alla scrittrice Annie Ernaux la necessità  di raccontare in prima persona il suo rapporto con il padre, la sua vita da bambina e adolescente povera e la voglia di riscatto  e di emancipazione sociale.
Il libro si apre con la morte del padre e l’esito positivo del concorso per l’insegnamento, una fine e un inizio.La distanza tra una vita povera e di sacrifici e  il raggiungimento di una vita borghese.
Il racconto parte da un paesino della Normandia in cui essere poveri voleva dire sentirsi inutili e umiliati , sottomessi alle necessità e imbarazzati  dalla propria ignoranza. La  Ernaux si confronta con il padre , un contadino analfabeta , poi operaio e gestore di un bar-drogheria, un uomo semplice che si esprime in dialetto e commette errori. La scrittrice si trova a fare i conti  tra quello che ha ereditato e quello che impara a scuola  e il futuro che la scuola può offrirle. E mentre si sente sostenuta dalla madre,ha la percezione che  il padre non sia contento dei suoi successi scolastici.
La storia di una famiglia  che combatte   giorno dopo giorno tra il letame e le mosche per abbandonare quella vita di stenti e di vergogna, che riesce ad acquistare una drogheria,ma si trova a fronteggiare la trasformazione sociale che vede la nascita dei supermercati ,che  riusce a mettere da parte quel tanto che serve per offrire ai parenti e agli amici un pranzo come si deve dopo il funerale.
Un romano breve  fatto di immagini, ricordi,flash scritto con una  scrittura semplice,essenziale , ma capace di delineare il mondo provinciale della Francia del novecento e raccontare  un’ascesa di classe.

domenica 10 aprile 2016

Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald

Il 10 Aprile 1925 Francis Scott Fitzgerald pubblicava Il Grande Gatsby
Ho letto questo romanzo più volte e me ne sono innamorata . Gastby è uno dei grandi personaggi della letteratura mondiale , icona di chi cerca un riscatto sociale e affettivo,di chi lotta per essere pienamente accettato, di chi va dietro un sogno. “Aveva perso il vecchio caldo mondo e pagato un prezzo troppo alto per avere vissuto troppo a lungo con un unico sogno.”
Finita la Prima Guerra Mondiale, Nick Carraway si allontana dallo sperduto paesino del Middle West che lo aveva visto laurearsi nel 1915 per trasferirsi a West Egg ,cittadina non troppo distante da New York, per lavorare in borsa . E' lui  la voce narrante, le sue giornate scorrono tra gli incomprensibili e poco attraenti numeri di borsa e finanza, ma  le notti  rivelano la magia degli  anni venti tra party notturni, orchestre jazz, contrabbando di alcolici e  borghesia emergente. E poi chi è il suo misterioso e ricchissimo vicino di casa ?E perché passa tanto tempo a fissare quella piccola luce verde che brilla su uno dei moli dell'altra sponda della baia?  Le feste sono a casa sua ,la gente va e viene senza essere invitata, si diverte e spettegola sulla vita e gli affari del misterioso padrone di casa.
 Sarà proprio Nick a stringere un'amicizia con Gatsby,per accompagnarlo lungo le tortuose vicende di una relazione passata che sbuca prepotentemente nel presente... “La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava.”
Si perchè l'ambizioso giovanotto, che ha saputo conquistarsi con tutti i mezzi, leciti e no, prestigio, ricchezza e rispettabilità,ha un sogno: vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy ,la ragazza che un giorno lo ha respinto ,perchè  povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ha scelto di essere superficiale e ricca. Di sua figlia dice: “Sono contenta che sia una bambina.E spero sia stupida: è la migliore cosa che una donna possa essere al mondo, una bella piccola stupida”.  Ora Gastby  è ricco e ha comprato una villa dall’altra parte della baia e organizza feste sfavillanti e frenetiche  nella speranza di vedere ad una di esse Daisy .
“E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del mondo di Daisy"
 “Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito ,allora,ma non importa: domani andremo più in fretta allungheremo di più le braccia...e una bella mattina.....”
Ma i sogni più sono belli e meno hanno la possibilità di avverarsi.  “Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata al’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto. ” E Jay Gatsby non solo non riuscirà a strappare Daisy a suo marito, Tom Buchanan, pur esibendo tutto il suo fascino e potere, ma finirà addirittura col cadere, vittima innocente, sotto i colpi di un marito tradito messo sulle sue tracce, per vendetta, dal perfido rivale.  “Non si può ripetere il passato.”
“Al tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incarnazione fu completa.”
“Ma a ogni parola lei si chiudeva maggiormente in se stessa, finchè[Gatsby rinunciò, e solo il suo sogno morto continuò a lottare mentre il pomeriggio scivolava via, cercando di toccare quello che non era più tangibile, arrancando con mestizia, non disperando, verso quella voce perduta in fondo alla stanza.”

Il sogno rimane vivo fino a che la luce verde all’estremità del molo continua a brillare. Si spegnerà insieme alla vita di Gastby.

Il Grande Gatsy,   uno dei migliori lavori di Francis Scott Fitzgerald, è il ritratto di un’epoca fastosa e frivola,e il fallimento di un sogno. L’opera è ricca di cenni autobiografici che ricordano la vita tormentata dell'autore con la moglie Zelda Sayre ,dall’ amore impossibile tra uno squattrinato tenente dell’esercito che sogna di fare lo scrittore e la figlia di una delle più agiate famiglie dell’Alabama  alle notti folli trascorse dalla coppia per le vie di Hollywood, sino ai tradimenti, litigi e sfoghi perpetuatisi anche attraverso opere letterarie: leggere per credere Il romanzo di Zelda (Sayre) e Tenera è la notte (Fitzgerald, in risposta) -

Leggendo il romanzo rimaniamo sorpresi dalla leggerezza stilistica  delle sue pagine, rimaniamo incantati dalla magia delle atmosfere  e rimaniamo affascinati mal misterioso e malinconico Gatsby. Ed è proprio questo che ho colto e apprezzato maggiormente nelle letture successive.
Fitzgerald è lo scrittore iconico dell'Eta del Jazz, che ha saputo raccontare la Generazione Perduta e che è  diventato il simbolo di una intera epoca.
Il romanzo si conclude con queste parole :
 “ E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia … e una bella mattina…Così continueremo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.”

venerdì 8 aprile 2016

La casa del sonno di Jonathan Coe

Il romanzo si sviluppa su due filoni temporali, i capitoli dispari sono ambientati negli anni 83-84, quelli pari nel 1997.
Stesso luogo : Ashdown, una severa costruzione di pietra abbarbicata in cima ad uno scoglio,  soprannominata  "la casa del sonno" in quanto prima  dormitorio per studenti universitari e poi  clinica per combattere i disturbi del sonno. E stessi personaggi: Gregory, Veronica, Terry,Ruby, Robert e Sarah.
Il racconto è suddiviso in sezioni corrispondenti alle 4 fasi del sonno :Veglia, Fase 1, Fase 2, Fase 3, Fase 4, Sonno Rem.
Il sonno è quindi il tema conduttore che lega le storie , il sonno come ossessione. Sara soffre di narcolessia e confonde la realtà con i sogni, Gregory è feticista dell’occhio, Terry soffre di insonnia.
Sarah è il personaggio principale , intorno a lei ruotano le varie vicende e i rapporti interpersonali. Durante una seduta racconterà allo psicologo la sua storia che si intreccia con quella di tutti gli altri personaggi. Particolarmente coinvolgente è la sua amicizia con Robert perdutamente innamorato di lei  e, che fa tutto per compiacerla.
Coe è bravo a scomporre tutti i pezzi e a ricomporli piano piano fino a rimettere ordine al caos e a dare la spiegazione a tutte le stranezze. Si oscilla tra il reale e il sogno, tutti i personaggi cercano la propria identità, uno scopo, l’amore. L’amore e la sofferenza sono proprio i veri temi del libro, tutti soffrono, sono infelici, cercano qualcosa.
Pagina dopo pagina si rimane attaccati alla storia , si vuole capire e ogni capitolo si conclude con qualcosa in sospeso che ti spinge a iniziare il successivo. Bello lo stile marrativo, scorrevole, ma attento ai particolari e ai dialoghi. I personaggi sono ben delineati e ti entrano dentro quasi a diventare degli amici. Lettura consigliatissima, di quelle che ti lasciano qualcosa e non ti abbandonano mai.

lunedì 4 aprile 2016

Sette Piani di Dino Buzzati

"Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte arrivò, una mattina di marzo, alla città dove c'era la famosa casa di cura. Aveva un po' di febbre, ma volle fare ugualmente a piedi strada fra la stazione e l'ospedale, portandosi la sua valigetta. Benché avesse soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di rivolgersi al celebre sanatorio"

L'ospedale sembrava un albergo bianco di sette piani e ,dopo una visita sommaria ,Giuseppe Corte viene ricoverato al settimo piano, quello dei malati meno gravi . Si perché man mano si scendeva si aggravavano le patologie dei pazienti.

"Giuseppe Corte non desiderava nulla ma si mise volentieri a discorrere con la giovane, chiedendo informazioni sulla casa di cura. Seppe così la strana caratteristica di quell'ospedale. I malati erano distribuiti piano per piano a seconda della gravità. Il settimo, cioè l'ultimo, era per le forme leggerissime. Il sesto era destinato ai malati non gravi ma neppure da trascurare. Al quinto si curavano già affezioni serie e così di seguito, di piano in piano. Al secondo erano i malati gravissimi. Al primo, quelli per cui era inutile sperare.
Questo singolare sistema, oltre a sveltire grandemente il servizio, impediva che un malato leggero potesse venir turbato dalla vicinanza di un collega in agonia, e garantiva in ogni piano un'atmosfera omogenea. D'altra parte la cura poteva venir così graduata in modo perfetto.
Ne derivava che gli ammalati erano divisi in sette progressive caste.
Ogni piano era come un piccolo mondo a sé, con le sue particolari regole, con le sue speciali tradizioni. E siccome ogni settore era affidato a un medico diverso, si erano formate, sia pure minime, ma precise differenze nei metodi di cura, nonostante il direttore generale avesse impresso all'istituto un unico fondamentale indirizzo."

Una serie di cause concatenate e motivi pretestuosi fanno sì che Corte venga trasferito nei piani inferiori. Prima il ricovero di una donna che vorrebbe, al settimo piano, tre camere (per lei e i 2 figli), poi gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente un eczema che gli appare su una gamba e lo fa scendere addirittura di due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti: Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le continue proteste nei confronti del personale dell'ospedale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave. L'ultimo errore lo conduce al temutissimo piano terra, dove le serrande cominciano a chiudersi automaticamente.

 Ovviamente il palazzo di sette piani è una metafora della precarietà della vita,e l'uomo non sa rassegnarsi all'idea della vecchiaia e della morte.
C'è inoltre il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale)
Non si può neanche ignorare , la critica  alla casta dei medici,che non ascoltano mai e, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi,finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.

Sette piani è un racconto di Dino Buzzati pubblicato originariamente sulla rivista letteraria La Lettura, nel marzo 1937, e successivamente all'interno delle raccolte I sette messaggeri, Sessanta racconti e La boutique del mistero.
Il racconto ha ispirato il film Il fischio al naso, diretto e interpretato da Ugo Tonazzi

martedì 29 marzo 2016

Macbeth di William Shakespeare

L’ambizione di Macbeth


SEYTON – È morta la regina, monsignore.
MACBETH – Doveva pur morire, presto o tardi; 
il momento doveva pur venire 
di udir questa parola… 
Domani, e poi domani, e poi domani, 
il tempo striscia, un giorno dopo l’altro, 
a passetti, fino all’estrema sillaba 
del discorso assegnato e i nostri ieri 
saran tutti serviti 
a rischiarar la via verso la morte 
a dei pazzi. Breve candela, spegniti! 
La vita è solo un’ombra che cammina, 
un povero attorello sussiegoso 
che si dimena sopra un palcoscenico 
per il tempo assegnato alla sua parte, 
e poi di lui nessuno udrà più nulla: 
è un racconto narrato da un idiota, 
pieno di grida, strepiti, furori, 
del tutto privi di significato!

Con questi versi tratti dall’Atto V scena V di Macbeth un tema caro a Shakespeare. Cosa è la vita? Siamo solo attori che entrano , recitano la loro parte assegnata e poi escono. La vita è breve, è solo un racconto narrato da un idiota. Macbeth è deluso, sono crollate tutte le sue aspettative .La sua aspirazione ad essere re e a realizzare il suo sogno si è infranta contro la dura realtà. Ora è impazzito, ha perso il controllo ed è  solo l’ombra di chi era una volta . Quello che gli è rimasto da vivere è paragonato ad una candela che sta per spegnersi.
Ma chi è Macbeth? Un cavaliere scozzese, nobile, valoroso e coraggioso; il generale preferito dal re Duncan, pronto  combattere contro i ribelli. Macbeth è un eroe che ha la sfortuna di incontrare, al suo ritorno da una battaglia con l’amico Banquo, tre  streghe in una foresta. Le streghe lo stanno aspettando e hanno tre profezie da rivelargli. La prima, “diventerai cavaliere di Glamis “,è già realtà, la seconda, “diventerai cavaliere di Cowdor”, lo diventa subito. La terza è la più assurda: le streghe danno il benvenuto al futuro re.
Come è possibile? Macbeth vuole sapere di più, ma le streghe ora si rivolgono a Banquo e gli predicono che sarà padre di una stirpe di re.
Se le prime profezie si sono avverate perché questo non può avvenire anche della terza? Macbeth manda una lettera alla moglie e le racconta delle streghe. Anche lei è ambiziosa, forse anche più del marito, certamente è più forte e determinata. Così i due organizzano un piano per assassinare il re Duncan.
 Lady Macbeth si rivela una manipolatrice fredda nel suo intento, niente può fermarla .
L’omicidio è facile cosa, ma le conseguenze sono terribili. Macbeth si rivela essere un re debole, ossessionato dai fantasmi . E’ solo un attore che sogna un ruolo importante. Il potere è la sua rovina. 
Inizia ad uccidere e a voler eliminare tutti i possibili testimoni , cade in depressione. La sua vità è un racconto senza significato. Né può aiutarlo la moglie che, logorata dal rimorso, è impazzita e vaga sonnambula, cercando di lavar via le macchie di sangue che continua a vedere sulle sue mani.
Shakespeare dice che non si può uccidere un re giusto come Duncan, anche la Natura si ribella a questo.
Lady Macbeth muore, forse suicida, Shakespeare non rivela mai direttamente i suicidi; non lo fa neanche con Ofelia in Amleto
Così Macbeth cerca di nuovo le streghe per sapere cosa gli riserva il futuro. Le streghe gli dicono che solo un uomo non nato da una donna e una foresta che cammina potranno sconfiggerlo. Può stare tranquillo, le due cose sembrano impossibili .Ma le profezie delle streghe sono fuorvianti.  Malcolm guida un esercito con MacDuff e Seyward, Ai soldati, accampati nel bosco di Birnan, viene ordinato di tagliare i rami degli alberi per marciare non visti.Infine Macbeth sarà ucciso da Macduff nato con taglio cesareo  e strappato dal ventre della mamma prima del tempo  , quindi non nato da una donna.  



venerdì 25 marzo 2016

La tempesta di William Shakespeare

Quest’anno festeggiamo i 400 anni dalla morte di William Shakespeare avvenuta il 23 Aprile 1616.
Proporrò alcuni articoli dedicati al grande Bardo per celebrarne la profondità e la modernità. Cominciamo con una delle sue ultime opere: La tempesta. Probabilmente Shakespeare con quest’opera, difficile da catalogare, decise di abbandonare il teatro ,proprio come Prospero, il protagonista della commedia,   che  alla fine decide di rinunciare alla sua arte magica. Il tema principale è il ritorno all’ordine e alla calma dopo il caos  e il ripristino di valori  e ruoli. Ciò può essere possibile solo in un’isola del Mediterraneo,un luogo neutrale, a metà  tra il mare e la terra. L’opera si apre con l’arrivo nell’isola di un gruppo di naufraghi , vittime di una tempesta. Tra di loro l’attuale duca di Milano, Antonio, che ha usurpato il titolo al fratello Prospero dodici anni prima, esiliandolo. Ora Prospero vive nell’isola con la figlia Miranda  ed è stato lui stesso a  invocare la tempesta  grazie  ai suoi poteri magici acquisiti nell’isola.
« Se con la vostra arte, amatissimo padre, avete
sollevato quest'urlo dalle onde selvagge, ora calmatele.
Sembra che l'aria voglia rovesciare fetida pece,
ma che il mare, alzandosi fino al volto del cielo,
ne attenui il fuoco. »
Miranda, Atto I. Scena II. - La tempesta

 Nell’isola Prospero  si comporta come un colonizzatore e padrone e, con la sua arte, costringe gli altri personaggi a muoversi secondo il proprio volere. Due nativi in particolare sono diventati suoi servi. Calibano, figlio della strega africana Sicorax, precedentemente padrona dell’isola ,reagisce male all’idea di essere colonizzato e cerca di violare Miranda e uccidere Prospero. Lo spirito magico Ariel invece   aiuta Prospero, che lo ha  liberato da un sortilegio fatto dalla strega, con la promessa di ottenere la libertà. Il nome Ariel,che ricorda l'elemento dell'aria , ha il significato ebraico di leone di Dio -infatti la sua  voce viene scambiata per il ruggito dei  leoni.
Del gruppo di naufraghi fa parte anche il re di Napoli Alonso  ed il figlio Ferdinando. Prospero, con i suoi incantesimi, riesce a separare tutti i superstiti del naufragio cosicché Alonso e Ferdinando credono entrambi che l'altro sia morto. Con il potere della musica Ariel trascina Ferdinando  nella grotta di Prospero dove incontrerà Miranda e i due si innamorano a prima vista.
Alla fine tutto si sistemerà grazie al potere del perdono. Prospero rinuncerà con un bel monologo alla sua magia e si riapproprierà del suo titolo di duca a Milano. Ariel sarà libero.  Miranda e Ferdinando si sposeranno.

John William Waterhouse- Miranda, La Tempesta 1916


lunedì 7 marzo 2016

I frutti del vento di Tracy Chevalier

Primavera 1838.La vita non è semplice nella Palude Nera (Ohio)per la famiglia Goodenough e la malaria si è portata via già 5 dei 10 figli. Del resto non avevano altra scelta 9 anni fa quando hanno lasciato il Connecticut per tentare la fortuna ad ovest. Sadie non piaceva alla famiglia del marito, avevano troppi figli da sfamare e grossi problemi economici.
Ma ora Sadie proprio non riesce ad amarla quella terra  e prova odio e insofferenza verso suo marito che li ha condotti qui, fuori dal mondo, e si intestardisce a coltivare quei maledetti alberi di mele, che sembrano più importanti della sua famiglia. Una legge locale promette la terra a chi è capace di far crescere 50 alberi da frutta e questa sembra essere diventata la sua unica ragione di vita. Così la donna sfrutta il sidro, la bevanda estratta dalle mele, per stordirsi e ubriacarsi ,tradisce il marito e sarebbe disposta a distruggere tutte quelle piante per fargli dispetto. La tensione arriva al massimo fino a quando il figlio più piccolo, Robert, fugge in seguito a un evento traumatico. Cosa può costringere un individuo a separarsi dai suoi cari e abbandonare le sue origini?
 Il racconto si sposta al 1856. Robert è un uomo adulto. Negli anni trascorsi si è spinto sempre più ad ovest fino ad arrivare a  San Francisco, ha conosciuto persone diverse , ha accettato le sfide per sopravvivere , crearsi un futuro e dimenticare il suo passato. Gli anni passati ci sono svelati attraverso lettere scritte alla sorella, mai lette o lette troppo tardi.
Un romanzo intenso che descrive con la solita precisione della Chevalier lo sfondo storico degli albori dell’America, dei pionieri, dei cercatori d’oro , di contadini in cerca di terre per ricominciare  e avere una vita dignitosa. Si descrive la determinazione di un popolo capace di adattarsi, di lottare  e sfidare le difficoltà per raggiungere il successo e la felicità. La natura può assumere il ruolo di madre o di mortale nemica .
La coltivazione delle mele e dei tipi di mele ci viene raccontata con grande ricchezza di dettagli e precisione. Il buon sapore delle mele serve ad addolcire l’amarezza e la fatica della vita. James sa tutto sulle sue trentotto piante di melo ,da quelle nate dai rametti della mela Golden portata con sé dal Connecticut, che sapeva di miele, noci e ananas ,all’alberello che aveva comprato da John Chapman  vendendo una pelle d’orso.

“Il frutteto dei Goodenough non aveva niente di sbalorditivo, ma agli occhi di James rappresentava la prova che un fazzoletto di terra, almeno, si può domare”

Ma c’è anche la famiglia, difficoltà di crescere, di prendere le proprie decisioni, di interagire con gli altri, di riscattarsi. La Palude Nera è la metafora della vita difficile da affrontare e che ci mette l’uno contro gli altri e i protagonisti si chiamano “Goodenough”, ovvero abbastanza buoni. Bisogna trovare il coraggio di lottare, di abbandonare il passato e vedere con ottimismo al futuro. La lettura scorre veloce e i personaggi ci entrano dentro piano piano con le loro storie e sentimenti.

«Rincuorato dalle parole affettuose di Molly, Robert si infilò la mano in tasca, toccando il fazzoletto con dentro i semi che gli aveva portato Martha. I semi erano duri a morire, avevano bisogno solo del posto giusto per risvegliarsi. E il cuore l’avrebbe aiutato a riconoscerlo».

domenica 7 febbraio 2016

Prendila così di Joan Didion

Prendila così
racconta di un periodo della vita di Maria  o  meglio Mar-ai-a perché così si pronuncia e la protagonista ci tiene a chiarirlo subito all’inizio. Maria ha trentun anni, alle spalle un matrimonio e un divorzio, una figlia con problemi mentali e una carriera mai decollata nel cinema.  Ora è anche lei rinchiusa da qualche parte e ci racconta la sua storia difficile con dei flash frammentati. Troppo dura  la vita per una come lei. Meglio prenderla così, come viene, senza lottare. Meglio prendere la macchina e guidare in autostrada, meglio bere ed evitare di affrontare le difficoltà. Frequenta persone che girano intorno allo spettacolo e al cinema, personaggi vuoti e distratti, falliti.
Stile asciutto, cinematografico, con capitoli corti che riproducono scene in cui Maria è sola o insieme ad altri personaggi  in situazioni che evidenziano il suo disagio e precarietà psicologica. Non è sempre facile capire gli sviluppi, ma questo contribuisce a trasmettere al lettore  la  tristezza e la fragilità della protagonista, incapace di reagire e sopravvivere alle delusioni della vita. La frammentazione delle scene e del racconto corrispondono alla vita frammentata dei protagonisti. Quelle di Maria e dei suoi amici sono vite spezzate,senza speranza,  ai margini dei sogni  di un mondo hollywoodiano. Scrittura scarna, ma potente. Il sogno americano che si infrange contro la difficoltà di gestire i rapporti, i sentimenti,il successo.
Struggenti i cortissimi capitoli scritti in corsivo che riportano le riflessioni di Maria oggi.

L’ottantenne Didion è una giornalista e scrittrice californiana  acclamata in patria (ha ricevuto da Obama un prezioso riconoscimento)e  meno conosciuta dalle nostre parti.
 All’età di ottant’anni è stata scelta come testimonia degli occhiali da sole Céline. Questo ci dice molto sulla sua forza di carattere.


giovedì 4 febbraio 2016

Sull'orlo del precipizio di Antonio Manzini

“L’orologio segnava le 23:30. Sull’orlo del precipizio, il suo ultimo romanzo, era terminato. Due
anni, sei mesi e tredici giorni, tanto era costato in termini di tempo. A questo si dovevano aggiungere l’ansia, la fatica, le notti insonni, i dolori alla cervicale, 862 pacchetti di sigarette, tre influenze, 30 rate di mutuo. Alle 23:30 di quel 2 ottobre 2015 guardando quella parola semplice di due sillabe, Giorgio Volpe, uno dei più grandi scrittori italiani, si interrogava sul suo stato d’animo”.
 Giorgio Volpe è uno scrittore italiano di successo, ma alla consegna del nuovo romanzo Sull’orlo del precipizio, scopre che la sua casa editrice è stata acquistata da una azienda maggiore chiamata Sigma, che ha inglobato tutti i marchi storici dell’editoria. Al comando ci sono caricature per niente interessate alla cultura e alla letteratura, ma solo al mercato. Nuova sede, nuova dirigenza, nuova politica editoriale.
Al posto dela sua fidata editor ci sono tue tipi strani ,Aldo, di Macerata, Sergej, di Mosca che hanno l’idea di modificare e rendere più accattivanti  i classici della letteratura.
A proposito dei Promessi Sposi diranno:
“Questo matrimonio non s’ha da fare…..Ma chi parla così? Ora invece senta che meraviglia: -Prova a fa ‘sto matrimonio e ti rompiamo il culo, bello. – E’un’altra cosa, è così che i giovani si avvicinano alla letteratura”
In Guerra e Pace scompare la parte dedicata alla guerra. Scompare la sperimentazione linguistica, le metafore, sparisce la poesia…..tanto chi la legge? Si traduce Gadda e Camilleri.
Anche il romanzo di Giorgio va corretto, non più una vicenda storica  nel mezzo del medioevo, ma una storia di spionaggio con  omicidi, sesso, amore e sentimento.Il protagonista  ,ispirato alla figura dello zio dell’autore,va cambiato, deve essere un eroe e anche il nome va cambiato, Ciro non è un   un nome da eroe.
Nel tentativo di sottrarsi a questa mercificazione Volpi cerca di contattare case editrici minori, pur di mantenere la propria libertà e dignità di scrittore.Ma scopre che tutto è stato comprato o è controllato dai potentissimi padroni della Sigma
Volpi dovrà accettare le assurde condizioni imposte dal nuovo manager, la cinica Federica Celletti, prototipo della arrampicatrice interessata al profitto della sua azienda.
Con un romanzo distopico Manzini ci racconta di un mondo grottesco in cui lo scrittore ha perso la sua libertà e la realtà editoriale è cambiata perdendo la propria indipendenza
Il libro scorre via piacevole, a tratti divertente, ma di un riso amaro perchè mano a mano ti accorgi che la situazione surreale descritta nel romanzo  non è tanto lontana dalla realtà, riconosci il potere dei marchi, ti accorgi del marketing che si fa oggi intorno a certi libri,a certi autori che scrivono a tavolino su richiesta del mercato.
 Volpi prova a lottare contro il nuovo sistema, ma alla fine si arrende. Proviamo a non arrenderci noi lettori e a ribellarci.

lunedì 25 gennaio 2016

L'invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares

L'invenzione di Morel è un romanzo breve fantascientifico di Adolfo Bioy Casares pubblicato nel 1941 con l'introduzione dell'amico Jorge Luis Borges.
L’invenzione  di MorelIl racconto è in prima persona come un diario da voler lasciare ai posteri. Il narratore dice di essersi rifugiato in un’isola deserta, lontana dal mondo, per  sfuggire alla giustizia che lo perseguita ingiustamente. Ma nell’isola egli si accorge di non essere solo, in realtà cè un gruppo di turisti che alloggia nel museo in cima alla collina  e si rilassa in piscina. Il fuggitivo si nasconde nella parte bassa dell'sola e spia i turisti con la paura continua di essere visto. I suoi movimenti sono condizionati dalla paura di essere scoperto e denunciato alle forze dell’ordine che lo porterebbero in prigione o al patibolo. In realtà nessuno sembra vederlo e nessuno si cura di cercarlo. “ Fa paura accettare tanta fortuna”
Tra i turisti c'è una donna che va a vedere il tramonto ogni giorno dalla scogliera sul lato occidentale dell'isola.La scena si ripete identica tutte le sere come a teatro. Il fuggitivo la spia e mentre lo fa si innamora di lei. Ma lei sembra ignorarlo. Faustine, così si chiama la donna, incontra  un giocatore di tennis con la barba, chiamato Morel.I due parlano in francese e  anche le loro conversazioni  si ripetono ogni settimana
I turisti scompaiono e ricompaiano come dal nulla. Forse il fuggitivo è vittima di allucinazioni? Inoltre ci sono degli eventi e particolari molto  strani: nell’acquario ci sono i pesci chel'uomo ha visto morti giorni prima e i turisti saltellano per riscaldarsi dal freddo in una giornata molto calda. Inoltre appaiono due soli e due lune.
Il narratore non riesce a capire quanto stia succedendo . La risposta gliela dà lo stesso Morel che  racconta agli altri turisti che ha registrato le loro azioni della settimana passata con una macchina di sua invenzione capace di riprodurre la realtà: egli afferma che la registrazione catturerà le loro anime, e che attraverso la sua ripetizione essi rivivranno quella settimana per sempre .Ma l'immortalità dei personaggi passa necessariamente per la loro morte
Il fuggitivo apprende che la macchina continua a funzionare grazie alle maree e decide di entrare egli stesso nelle registrazioni.
L’uomo spera che la macchina possa dargli la felicità e l’amore con Faustine  che nella realtà non può avere.L’amore rappresenta la vita, la solitudine la morte.
Con uno stile conciso e asciutto Casares ci trasmette il senso di disagio e paranoia del protagonista e ci conduce in una dimensione  tra il reale e l'onirico.

domenica 10 gennaio 2016

Il più e il meno di Erri De Luca

I libri non raddoppiano lo spessore dei muri, invece l’annullano. Attraverso le pagine si vede fuori.
(Erri De Luca, Il più e il meno)

L’ultimo libro di Erri De Luca , edito da Feltrinelli, è una serie di piccoli racconti presentati sottoforma di meditazioni su tutto ciò ha avuto grande importanza nella vita dell’autore . Riflessioni su Napoli, il mare,la montagna, la scrittura e la lettura, sulle esperienze lavorative da muratore,sugli anni in Francia, sulla figura del padre. De Luca ripercorre gli anni dell’infanzia a Napoli, i pranzi di Natale,le melanzane alla parmigiana e le vacanze ad Ischia,con i vicoli che portavano al mare. I ricordi lo portano a meditare sugli amici e gli incontri di un momento,sui passi e personaggi biblici, sui sacrifici e le lotte , su cosa ha significato per lui e la sua famiglia la sua fuga da casa. Non mancano momenti più intimi come il primo bacio,la donna che lo ha lasciato e la visita alla tomba del padre. Momenti del passato rivissuti e riletti con gli occhi della maturità.
Chi ama De Luca come me sa che egli dà un’importanza enorme  alla parole, scelte sempre con grande cura.
Il suo stile è essenziale, ma ha la grandezza della scarsità. Il risultato è poesia, emozioni che ti rimangono dentro.


Se fossero state armi appese alle pareti, sarei diventato un cacciatore, ma erano libri, impilati fino al soffitto. Avevo quelli intorno e addosso. Sono stato bambino e ragazzo dentro una stanza di carta. Mio padre ne comprava a chili, erano il suo altrove, la distanza da pomodori e frutta sciroppata, merci del suo lavoro. Rientrava la sera, si metteva in poltrona disteso sotto un libro. Stava così all’aperto. Quella mossa quotidiana, il silenzio di noi figli per lasciarlo al suo tempo migliore, le finestre chiuse anche d’estate per non ascoltare altro che pagine: quella mossa mi ha avviato.
(Erri De Luca, Il più e il meno)

mercoledì 6 gennaio 2016

Quello che non ti ho mai detto di Celeste Ng




Quello che non ti ho mai detto di Celeste Ng, l’opera prima di una scrittrice statunitense

 Divorato. Bellissimo e avvincente.Struggente ed emozionante. La storia di una famiglia americana che al mattino del 3 maggio del 1977 , vive un dramma che sconvolge la vita di tutti i componenti: la figlia 16enne non scende a colazione, il suo letto è intatto  e viene ritrovata morta in fondo al lago alcuni giorni dopo. Come è morta? si tratta di suicidio o omicidio e perché? Ma il romanzo non è un giallo anche se si legge con la stessa voracità. L’autrice ci svela tutto piano   mettendo a nudo tutte le fragilità.

Siamo in una cittadina del Midwest, i Lee sono una famiglia apparentemente normale, composta da  Marylin, la madre americana, che ha dovuto rinunciare alle sue ambizioni di diventare medico,il padre James, cinoamericano,che  cerca riscatto alla sua condizione razziale, il figlio maggiore Nathan, pronto per andare ad Harvard, Lydia, la figlia trovata morta su cui sono riposte le maggiori aspettative della famiglia, Hannah la figlia minore invisibile, ma sensibile e l’unica attenta  alle dinamiche familiari.

 Una storia di sogni e delusioni, di desiderio di realizzarsi e di essere accettati , di razzismo, di gelosie e affetti, di segreti,di parole non dette. Una storia che racconta del modo in cui i figli possono essere schiacciati dai sogni dei genitori, di come  una ragazza può morire,circondata da persone che le vogliono bene ma non si accorgono dei suoi disagi .Uno dei temi principali è il razzismo, quello esplicito contro James che, anche se nato in America, non riesce a farsi accettare dagli amici, dai colleghi, dalla madre di Marylin per via dei suoi tratti asiatici e quello più ipocrita della cittadina che ospita la famiglia senza mai veramente accoglierla.
Marylin e James sono due anime gemelle unite dallo stesso destino di esclusione, che si innamorano perdutamente , lei studentessa e lui assistente universitario. Tutto è partito dal bacio dato da lei d'istinto al loro primo incontro. hanno pensato che il loro amore sarebbe bastato a neutralizzare la profezia della mamma di lei che , al matrimonio,   le aveva detto che i loro figli avrebbero sofferto e pagato la loro diversità.

Alla fine il libro ci fa pensare a come possiamo vivere insieme alle persone che amiamo senza conoscerle veramente, facendo loro del male senza volerlo. A come possono essere crudeli le persone”integrate” con chi non lo è. A come ci si può sentire soli e disperati.

Scritto in maniera semplice e  poetica, con un ritmo veloce che ti tiene attaccato alla storia come un giallo, con una buona introspezione psicologica che tratteggia bene i personaggi .Consigliatissimo!


Celeste Ng è cresciuta a Pittsburgh, in Pennsylvania, e a Shaker Heights, Ohio, in una famiglia di scienziati. Ha frequentato la Harvard University e la University of Michigan. I suoi racconti e i suoi articoli sono apparsi su «One Story», «TriQuarterly», la «Bellevue Literary Review» e la «Kenyon Review Online», ed è stata premiata con il Pushcart Prize. Abita a Cambridge, Massachusetts, con il marito e il figlio.

venerdì 1 gennaio 2016

Anna di Niccolò Ammaniti

 “ La vita non ci appartiene, ci attraversa”
Con questa scoperta Anna cerca di andare avanti,di superare le difficoltà e lottare fino alla fine per salvarsi e salvare il suo fratellino(  e con loro  anche Coccolone, il cane).Lo scenario  è apocalittico in una Sicilia devastata da un virus letale, chiamato “la rossa” per via delle bolle rosse che appaiono sul corpo,che  non dà scampo a tutti gli adulti, mentre i bambini, per un motivo del tutto sconosciuto, ne sono immuni.
Così i bambini privati della presenza e dell’affetto dei grandi devono imparare a sopravvivere almeno fino al passaggio all’età adulta, devono superare le difficoltà della crescita. Qualcuno di loro si unisce in gruppo e tira fuori il proprio istinto animale.La tredicenne Anna capisce molto presto che la vita è lotta e attesa,che non ci appartiene , ma ci attraversa e,con l’aiuto di un libro di istruzioni per farcela, lasciatole dalla mamma prima di morire, cerca di lasciare in qualche modo la Sicilia e giungere al continente alla ricerca di un posto sicuro non contaminato dal  virus. Lo fa con il fratellino Astor e due amici incontrati nel viaggio, Pietro e un cane maremmano.
Anna, come tutti i bambini di Ammaniti, non ha tempo per la disperazione e le lacrime, deve farcela da sola e combattere per guardare al futuro.  È consapevole che la sua vita terminerà nel momento in cui diventerà donna. Non ha molto tempo. E’ il passaggio dall’ età dell’innocenza alla  contaminazione dell’età adulta. Nel passaggio dello stretto Anna ha le sue prime mestruazioni.
La Sicilia con panorami mozzafiato è ora desolante e inquietante, arida, maleodorante,sopraffatta dalla morte e da un silenzio assordante. Le case sono disabitate e in rovina,immondizie sparse, negozi saccheggiati, ossa  e cadaveri in putrefazione ovunque. Gli uomini hanno distrutto la bellezza del pianeta.
Durante il viaggio Anna si innamora di Pietro e conosce quell’amore di cui le parlava la madre: L’amore sai cos’è solo quando te lo levano. L’amore è mancanza.”
L’argomento non è nuovo nella letteratura, ci si ritrovano i temi de “Il signore delle mosche” di William Golding, “La Strada di Cormac McCarthy, di “ Cecità” di Saramago, ma il ritmo è veloce,la storia è ben scritta , Anna  è forte e tenera e ci piace.
 Altro bel romanzo di Ammaniti pieno di allegorie e metafore.