giovedì 28 aprile 2016

Modus Legendi: il bestseller di qualità scelto dai lettori

Tutti i lettori del gruppo fb Billy, il vizio di leggere ce l’hanno fatta. L’iniziativa Modus Legendi: il bestseller di qualità scelto dai lettori  ha avuto un grande successo.
Una  piccola casa editrice, L’ORMA,  è balzata in cima  alle classifiche e si è aggiudicata il 12° posto tra i libri stranieri più letti nella scorsa settimana con il libro scelto dal gruppo Il Posto di Annie Ernaux. E' il libro di una  rivoluzione gentile. E al di là del posto occupato in classifica , l’iniziativa è riuscita ad imporre al mercato la qualità .Ora il motto dei Billyni è: NOI SIAMO IL CAMBIAMENTO e non vedono l’ora di fare la prossima mossa.

Ed io oltre a partecipare all’iniziativa e di essere orgogliosa di far parte del gruppo ho scoperto questa casa editrice interessante e un’autrice che non abbandonerò e di cui leggere senz’altro qualcos’altro.

Pubblico il link per leggere
Scrivere per domare il tempo: la meravigliosa intervista di Marco Missiroli ad Annie Ernaux uscita ieri su «La Lettura - Corriere della Sera», in attesa di leggere "L'altra figlia", nelle librerie italiane a fine maggio. Qui il link all'articolo completo:: http://goo.gl/v5iJoz


giovedì 21 aprile 2016

Il posto di Annie Ernaux

C'è un gruppo di lettori che ha avuto un'idea. Il gruppo è Billy, il vizio di leggere, che conta su Facebook più di diecimila iscritti e l’idea è quella di scegliere un libro di un piccolo editore e comprarlo in massa nella stessa settimana, scatenando un caso editoriale. E i casi editoriali portano gli editori a riflettere, e se dopo il primo ancora due, tre, dieci libri di qualità (non solo di piccoli editori) fanno questi numeri con la forza del passaparola, magari inizieranno a pensare che assecondare le pruderie non è l'unico modo di stare sul mercato, magari cominceranno a capire che il vero target da raggiungere non sono quelli che comprano un libro all'anno, ma quelli che ne comprano diversi al mese. I lettori forti, appunto.

il libro è stato scelto dai lettori  tra una rosa di cinque titoli.il vincitore è "Il posto", di Annie Ernaux (L'orma editore) e la settimana in cui comprarlo è questa, dal 18 al 24 aprile. Quindi se l’idea vi piace affrettatevi

E’ importante che il libro sia  cartaceo e non e-book. Perché gli acquisti in rete e gli e-book fanno classifica a sé.
Coraggio allora, diamo voce a questa piccola rivoluzione gentile dei lettori. Scegliamo la qualità; scegliamo Modus legendi.

Il posto è stato un successo francese del 1983 arrivato da noi con notevole ritardo.
«Volevo dire, scrivere riguardo a mio padre, alla sua vita, e a questa distanza che si è creata durante l’adolescenza tra lui e me. Una distanza di classe, ma particolare, che non ha nome. Come dell’amore separato».
La morte del padre suggerisce alla scrittrice Annie Ernaux la necessità  di raccontare in prima persona il suo rapporto con il padre, la sua vita da bambina e adolescente povera e la voglia di riscatto  e di emancipazione sociale.
Il libro si apre con la morte del padre e l’esito positivo del concorso per l’insegnamento, una fine e un inizio.La distanza tra una vita povera e di sacrifici e  il raggiungimento di una vita borghese.
Il racconto parte da un paesino della Normandia in cui essere poveri voleva dire sentirsi inutili e umiliati , sottomessi alle necessità e imbarazzati  dalla propria ignoranza. La  Ernaux si confronta con il padre , un contadino analfabeta , poi operaio e gestore di un bar-drogheria, un uomo semplice che si esprime in dialetto e commette errori. La scrittrice si trova a fare i conti  tra quello che ha ereditato e quello che impara a scuola  e il futuro che la scuola può offrirle. E mentre si sente sostenuta dalla madre,ha la percezione che  il padre non sia contento dei suoi successi scolastici.
La storia di una famiglia  che combatte   giorno dopo giorno tra il letame e le mosche per abbandonare quella vita di stenti e di vergogna, che riesce ad acquistare una drogheria,ma si trova a fronteggiare la trasformazione sociale che vede la nascita dei supermercati ,che  riusce a mettere da parte quel tanto che serve per offrire ai parenti e agli amici un pranzo come si deve dopo il funerale.
Un romano breve  fatto di immagini, ricordi,flash scritto con una  scrittura semplice,essenziale , ma capace di delineare il mondo provinciale della Francia del novecento e raccontare  un’ascesa di classe.

domenica 10 aprile 2016

Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald

Il 10 Aprile 1925 Francis Scott Fitzgerald pubblicava Il Grande Gatsby
Ho letto questo romanzo più volte e me ne sono innamorata . Gastby è uno dei grandi personaggi della letteratura mondiale , icona di chi cerca un riscatto sociale e affettivo,di chi lotta per essere pienamente accettato, di chi va dietro un sogno. “Aveva perso il vecchio caldo mondo e pagato un prezzo troppo alto per avere vissuto troppo a lungo con un unico sogno.”
Finita la Prima Guerra Mondiale, Nick Carraway si allontana dallo sperduto paesino del Middle West che lo aveva visto laurearsi nel 1915 per trasferirsi a West Egg ,cittadina non troppo distante da New York, per lavorare in borsa . E' lui  la voce narrante, le sue giornate scorrono tra gli incomprensibili e poco attraenti numeri di borsa e finanza, ma  le notti  rivelano la magia degli  anni venti tra party notturni, orchestre jazz, contrabbando di alcolici e  borghesia emergente. E poi chi è il suo misterioso e ricchissimo vicino di casa ?E perché passa tanto tempo a fissare quella piccola luce verde che brilla su uno dei moli dell'altra sponda della baia?  Le feste sono a casa sua ,la gente va e viene senza essere invitata, si diverte e spettegola sulla vita e gli affari del misterioso padrone di casa.
 Sarà proprio Nick a stringere un'amicizia con Gatsby,per accompagnarlo lungo le tortuose vicende di una relazione passata che sbuca prepotentemente nel presente... “La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava.”
Si perchè l'ambizioso giovanotto, che ha saputo conquistarsi con tutti i mezzi, leciti e no, prestigio, ricchezza e rispettabilità,ha un sogno: vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy ,la ragazza che un giorno lo ha respinto ,perchè  povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ha scelto di essere superficiale e ricca. Di sua figlia dice: “Sono contenta che sia una bambina.E spero sia stupida: è la migliore cosa che una donna possa essere al mondo, una bella piccola stupida”.  Ora Gastby  è ricco e ha comprato una villa dall’altra parte della baia e organizza feste sfavillanti e frenetiche  nella speranza di vedere ad una di esse Daisy .
“E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del mondo di Daisy"
 “Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito ,allora,ma non importa: domani andremo più in fretta allungheremo di più le braccia...e una bella mattina.....”
Ma i sogni più sono belli e meno hanno la possibilità di avverarsi.  “Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata al’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto. ” E Jay Gatsby non solo non riuscirà a strappare Daisy a suo marito, Tom Buchanan, pur esibendo tutto il suo fascino e potere, ma finirà addirittura col cadere, vittima innocente, sotto i colpi di un marito tradito messo sulle sue tracce, per vendetta, dal perfido rivale.  “Non si può ripetere il passato.”
“Al tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incarnazione fu completa.”
“Ma a ogni parola lei si chiudeva maggiormente in se stessa, finchè[Gatsby rinunciò, e solo il suo sogno morto continuò a lottare mentre il pomeriggio scivolava via, cercando di toccare quello che non era più tangibile, arrancando con mestizia, non disperando, verso quella voce perduta in fondo alla stanza.”

Il sogno rimane vivo fino a che la luce verde all’estremità del molo continua a brillare. Si spegnerà insieme alla vita di Gastby.

Il Grande Gatsy,   uno dei migliori lavori di Francis Scott Fitzgerald, è il ritratto di un’epoca fastosa e frivola,e il fallimento di un sogno. L’opera è ricca di cenni autobiografici che ricordano la vita tormentata dell'autore con la moglie Zelda Sayre ,dall’ amore impossibile tra uno squattrinato tenente dell’esercito che sogna di fare lo scrittore e la figlia di una delle più agiate famiglie dell’Alabama  alle notti folli trascorse dalla coppia per le vie di Hollywood, sino ai tradimenti, litigi e sfoghi perpetuatisi anche attraverso opere letterarie: leggere per credere Il romanzo di Zelda (Sayre) e Tenera è la notte (Fitzgerald, in risposta) -

Leggendo il romanzo rimaniamo sorpresi dalla leggerezza stilistica  delle sue pagine, rimaniamo incantati dalla magia delle atmosfere  e rimaniamo affascinati mal misterioso e malinconico Gatsby. Ed è proprio questo che ho colto e apprezzato maggiormente nelle letture successive.
Fitzgerald è lo scrittore iconico dell'Eta del Jazz, che ha saputo raccontare la Generazione Perduta e che è  diventato il simbolo di una intera epoca.
Il romanzo si conclude con queste parole :
 “ E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia … e una bella mattina…Così continueremo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.”

venerdì 8 aprile 2016

La casa del sonno di Jonathan Coe

Il romanzo si sviluppa su due filoni temporali, i capitoli dispari sono ambientati negli anni 83-84, quelli pari nel 1997.
Stesso luogo : Ashdown, una severa costruzione di pietra abbarbicata in cima ad uno scoglio,  soprannominata  "la casa del sonno" in quanto prima  dormitorio per studenti universitari e poi  clinica per combattere i disturbi del sonno. E stessi personaggi: Gregory, Veronica, Terry,Ruby, Robert e Sarah.
Il racconto è suddiviso in sezioni corrispondenti alle 4 fasi del sonno :Veglia, Fase 1, Fase 2, Fase 3, Fase 4, Sonno Rem.
Il sonno è quindi il tema conduttore che lega le storie , il sonno come ossessione. Sara soffre di narcolessia e confonde la realtà con i sogni, Gregory è feticista dell’occhio, Terry soffre di insonnia.
Sarah è il personaggio principale , intorno a lei ruotano le varie vicende e i rapporti interpersonali. Durante una seduta racconterà allo psicologo la sua storia che si intreccia con quella di tutti gli altri personaggi. Particolarmente coinvolgente è la sua amicizia con Robert perdutamente innamorato di lei  e, che fa tutto per compiacerla.
Coe è bravo a scomporre tutti i pezzi e a ricomporli piano piano fino a rimettere ordine al caos e a dare la spiegazione a tutte le stranezze. Si oscilla tra il reale e il sogno, tutti i personaggi cercano la propria identità, uno scopo, l’amore. L’amore e la sofferenza sono proprio i veri temi del libro, tutti soffrono, sono infelici, cercano qualcosa.
Pagina dopo pagina si rimane attaccati alla storia , si vuole capire e ogni capitolo si conclude con qualcosa in sospeso che ti spinge a iniziare il successivo. Bello lo stile marrativo, scorrevole, ma attento ai particolari e ai dialoghi. I personaggi sono ben delineati e ti entrano dentro quasi a diventare degli amici. Lettura consigliatissima, di quelle che ti lasciano qualcosa e non ti abbandonano mai.

lunedì 4 aprile 2016

Sette Piani di Dino Buzzati

"Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte arrivò, una mattina di marzo, alla città dove c'era la famosa casa di cura. Aveva un po' di febbre, ma volle fare ugualmente a piedi strada fra la stazione e l'ospedale, portandosi la sua valigetta. Benché avesse soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di rivolgersi al celebre sanatorio"

L'ospedale sembrava un albergo bianco di sette piani e ,dopo una visita sommaria ,Giuseppe Corte viene ricoverato al settimo piano, quello dei malati meno gravi . Si perché man mano si scendeva si aggravavano le patologie dei pazienti.

"Giuseppe Corte non desiderava nulla ma si mise volentieri a discorrere con la giovane, chiedendo informazioni sulla casa di cura. Seppe così la strana caratteristica di quell'ospedale. I malati erano distribuiti piano per piano a seconda della gravità. Il settimo, cioè l'ultimo, era per le forme leggerissime. Il sesto era destinato ai malati non gravi ma neppure da trascurare. Al quinto si curavano già affezioni serie e così di seguito, di piano in piano. Al secondo erano i malati gravissimi. Al primo, quelli per cui era inutile sperare.
Questo singolare sistema, oltre a sveltire grandemente il servizio, impediva che un malato leggero potesse venir turbato dalla vicinanza di un collega in agonia, e garantiva in ogni piano un'atmosfera omogenea. D'altra parte la cura poteva venir così graduata in modo perfetto.
Ne derivava che gli ammalati erano divisi in sette progressive caste.
Ogni piano era come un piccolo mondo a sé, con le sue particolari regole, con le sue speciali tradizioni. E siccome ogni settore era affidato a un medico diverso, si erano formate, sia pure minime, ma precise differenze nei metodi di cura, nonostante il direttore generale avesse impresso all'istituto un unico fondamentale indirizzo."

Una serie di cause concatenate e motivi pretestuosi fanno sì che Corte venga trasferito nei piani inferiori. Prima il ricovero di una donna che vorrebbe, al settimo piano, tre camere (per lei e i 2 figli), poi gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente un eczema che gli appare su una gamba e lo fa scendere addirittura di due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti: Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le continue proteste nei confronti del personale dell'ospedale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave. L'ultimo errore lo conduce al temutissimo piano terra, dove le serrande cominciano a chiudersi automaticamente.

 Ovviamente il palazzo di sette piani è una metafora della precarietà della vita,e l'uomo non sa rassegnarsi all'idea della vecchiaia e della morte.
C'è inoltre il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale)
Non si può neanche ignorare , la critica  alla casta dei medici,che non ascoltano mai e, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi,finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.

Sette piani è un racconto di Dino Buzzati pubblicato originariamente sulla rivista letteraria La Lettura, nel marzo 1937, e successivamente all'interno delle raccolte I sette messaggeri, Sessanta racconti e La boutique del mistero.
Il racconto ha ispirato il film Il fischio al naso, diretto e interpretato da Ugo Tonazzi