sabato 21 novembre 2015

Marçela sotto un’acerba luna di Alberto Davanzo

Un amico di Anobii mi ha regalato il suo romanzo auto pubblicato in versione ebook. Peccato che in Italia dove si pubblicano libri mediocri , per non dire spazzatura, libri di personaggi televisivi, magari scritti da altri, libri di ricette o altro, non ci sia attenzione verso nuovi autori che hanno tanto da dire ma che non riescono ad imporsi nel mercato. Il romanzo di Alberto Davanzo è ben scritto  e coinvolgente.
Marçela sotto un’acerba luna
è la storia di un cinquant’enne borghese che vive in un’Italia post-berlusconiana, individualista, materialista e razzista . Lui stesso è integrato in questo tessuto sociale, è un manager  di una società che resiste grazie all’ attività nei paesi dell’est, gira con  un suv   e frequenta le prostitute. Ma proprio una di loro, Marcela,gli fornisce il pretesto di fuggire dalla sua vita monotona, vuota  e ipocrita  e ricominciare da capo, lasciandosi dietro tutto quello che non sopporta più o che non ama: una moglie borghese dedita all’associazione “Libere dall’osteoporosi” e al corso di danza del ventre, un figlio ventiseienne che non combina nulla e gli spilla solo soldi, un cane fastidioso, un amico distratto ed egoista.
Sullo sfondo la Torino di oggi, città ex-operaia e industriale, che non tutela più il lavoro dei suoi lavoratori ma con Melchiorre li licenzia aprendo  stabilimenti all’estero,città  insofferente allo straniero , ma pronta a sfruttarlo come manodopera sottopagata. Ci sono tutte le contraddizioni dell’ Italia di oggi, persino gli amati o contestati personaggi politici reali.
 Nella società cinica medio- borghese ognuno pensa ai propri problemi e interessi e a conservare il proprio benessere e le proprie comodità .I giovani sono superficiali e dediti solo allo sballo e all’organizzazione degli eventi. I rapporti sono falsi e noiosi. In contrasto col mondo borghese c’è l’ambiente degli sfruttati e dei criminali. In contrapposizione ai personaggi odiosi della moglie, dell’amica Elena con la sua psicoterapeutica, conosciamo quelli più umani e teneri di Anita, la figlia di Marcela e il suo innamorato Rachid
La speranza di Alvise è solo l’amore per Marcela, la prostituta albanese dagli occhi nocciola, con la quale progetta di fuggire in Romania.
E’ pronto a qualsiasi cosa , a sostituire il suo suv con una vespa e abbandonarsi all’avventura.
Il racconto si legge bene, la storia è interessante e coinvolgente . Il finale è  un po’ troppo positivo per i miei gusti, ma trasmette un messaggio di speranza per chi pensa di essere intrappolato in una vita monotona  e vuota, della serie niente è per sempre.
La scrittura ricca e realistica  Avrei eliminato alcune espressioni triviali a volte fastidiose .
Non mi è piaciuta la scelta di aver raccontato tutto in un unico capitolo, senza pause che avrebbero dato respiro al lettore nei cambi di scena. Ma  a  parte questi piccoli appunti consiglio assolutamente  la lettura di questo romanzo  che troverete nel sito ilmiolibro.it o sugli scaffali della Feltrinelli a Torino
Ringrazio l’autore, Alberto Davanzo, per avermelo regalato e lo invito a continuare a scrivere. 

lunedì 9 novembre 2015

Todo modo di Leonardo Sciascia

Il romanzo, ambientato negli anni settanta, ha come protagonista un sconosciuto pittore, di cui non viene mai
 fatto il nome, che ha bisogno di un periodo di pace in solitudine. Alla vista di un cartello che indica un eremo il pittore pensa di fermarsi. Scopre poi che l'eremo è stato trasformato in un hotel fondato dall'ambiguo Don Gaetano e che il giorno successivo  ospiterà persone di alta estrazione sociale (ministri, politici, direttori di banche...) per un ritiro spirituale. Incuriosito il pittore  prenota  una stanza e decide di restare.
Al momento con lui nell'albergo si trovano soltanto cinque donne.
Dopo un colloquio con Don Gaetano al pittore viene concesso di rimanere ad assistere al ritiro spirituale. Ma, proprio durante la recita del rosario, viene ucciso l'ex senatore Michelozzi.
Il procuratore Scalambri, ex compagno di scuola del pittore e primo della classe, cerca di risolvere il delitto, ma ogni sua mossa gli viene suggerita dal pittore stesso. Successivamente viene ucciso anche l'avvocato Voltrano   e,  il giorno seguente, Don Gaetano viene ritrovato morto nel bosco, con una pistola accanto al corpo. Il procuratore brancola nel buio e  Il pittore fa un'ammissione di colpa per l'omicidio di Don Gaetano ma Scalambri, non gli crede per mancanza di un valido movente. La pagina conclusiva del romanzo è tratta da I sotterranei del Vaticano di André Gide.
La verità è sotto gli occhi di tutti , ma nessuno la vede. Solo il pittore è in grado di capire tutto e di fare un disegno di come sono andate le cose ,ma nessuno gli crede. Confessa l’omicidio di don Gaetano, ma per il procuratore non può essere stato lui.
Sciascia si diverte a evidenziare i rapporti stretti tra potere politico e  potere religioso regolati da regole clientelari. Il gruppo assomiglia ad una loggia massonica con i suoi rituali( bellissima la pagina della recita- balletto del rosario). I protagonisti sono protetti nell'eremo e lo rimarranno anche dopo gli omicidi. Le donne sono le moderne escort.
Su tutti svetta la figura di don Gaetano, colui che dirige gli esercizi spirituali: un prete sui generis, colto, magnetico, scaltro, che manovra i fili dei burattini.
I dialoghi tra il pittore e Don Gaetano sono difficili, complicati e filosofeggianti .Il pittore rappresenta la prospettiva laica e il prete lo beffeggia facendogli capire  i limiti dell’ostinazione laica .

Si presenta come un testo di narrativa gialla, ma pagina dopo si trasforma in un’opera di denuncia politica. Scritto nel 1974, il romanzo denuncia un mondo che rimarrà valido anche nei decenni a seguire.

martedì 3 novembre 2015

Il grande male di George Simenon

Al centro di questo romanzo ci sono due figure femminili. La prima è la signora Pontreau, una vedova che
vive con le  tre figlie e,che per risolvere i suoi problemi economici , approfitta di una crisi epilettica del genero, per buttarlo dalla finestra del granaio e mettere mano alla sua proprietà.E’ una donna forte, orgogliosa e autoritaria, pur essendo molto povera, non perde la sua dignità e cammina sempre impettita  sfoggiando un vestito di seta e capelli sempre in ordine. Sa cosa vuole,ama comandare e lo fa senza alzare mai la voce,   controlla la vita delle sue tre figlie.
L’altra è una figura misteriosa, la serva Nacquet, una vecchia domestica a ore, che forse ha visto e può ricattare la signora Pontreau. Gira curva e sporca, vestita di nero con ai piedi vecchie grandi scarpe e un grande ombrello. Cammina borbottando tra sé e nessuno capisce cosa dice.
Risponde a tutti che potrebbe avere tanti soldi, arriva ai gradini di casa Pontreau ma non sale, non suona.

Bravo ancora Simenon, la storia non è un giallo ma ha lo stile di un giallo. La trama non ha importanza perche il lettore viene agganciato dai personaggi e dal mistero che si crea intorno a loro. Ancora una volta lo scrittore è abile nella trattazione psicologica dei suoi personaggi e sa regalarci donne forti e crudeli che sanno cavarsela in un mondo arcaico e contadino.

venerdì 23 ottobre 2015

L'uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

Kees Popinga è un uomo qualunque che lavora come impiegato presso una ditta di forniture navali. Vive a Groninga con la moglie e i due figli e conduce una vita monotona e noiosa.
Una sera  il padrone Julius de Coster gli rivela che presto l'azienda sarà dichiarata fallita e che simulerà il suicidio per non rispondere delle colpe e poter fuggire all’estero. Popinga si vede rovinato, ha perso il lavoro , ma al tempo stesso prova invidia per  la vita sregolata e libertina del suo capo e si rende conto della limitatezza del tipo di vita condotta da lui fino ad allora. Così coglie l’occasione e decide  di scappare alla volta di Amsterdam, intenzionato a recarsi dall’amante di de Coster, l’ entreneuse Pamela. Ma quando Pamela lo rifiuta con una risata  beffarda, sconvolto dalla rabbia, la strangola con un asciugamano:
Lascia Amsterdam per andare a Parigi dove inizia un'esistenza estremamente diversa rispetto a quella sua  piccolo-borghese, frequentando feste,prostitute e piccoli malviventi . Qui dà inizio a una vita errabonda, combattuto tra il desiderio di celebrità e la necessità di eludere ogni controllo. La cosa che più lo interessa è cambiare l’opinione che gli altri hanno di lui, crearsi una nuova identià, Inizia una corrispondenza coi giornalisti che scrivono di lui  e dà informazioni per le indagini del commissario Lucas. Infine, derubato, di tutti i suoi averi, tenta di suicidarsi, ma viene arrestato ed internato in un ospedale psichiatrico.
Come in altri romanzi di Simenon il protagonista appare come una persona normale fino a quando vive nell’ ambiente in cui è cresciuto , ma lontano da esso scatta qualcosa e si trasforma. Kees non accetta più la sua vita e sogna di crearsi una nuova identità libera da vincoli , convenzioni e pregiudizi. Così esce fuori il suo doppio da tempo imprigionato  nel personaggio umile e controllato. .Popinga guarda passare i treni con le vite nascoste dei passeggeri e sogna di prenderne uno e fuggire.
Ma  la vita diversa e senza regole ,a lungo sognata, rivela i suoi limiti e alla fine Popinga si sentirà protetto dentro le mura della clinica, in un mondo tutto suo che gli altri non riescono a penetrare.

mercoledì 21 ottobre 2015

I pesci non chiudono gli occhi di Erri De luca

Uno sguardo nel passato. L'autore si ritrova dopo 50 anni,a scrivere di quando ne aveva 10, la prima volta in cui l'età si scrive con due cifre. A 10 anni si è si è un involucro che contiene ogni forma futura in una taglia minima di scarpe.E' letà in cui si ha fretta di crescere e si ha voglia di aumentare di statura.
L'autore ritorna col pensiero ad un'estate di 50 anni fa, a scuola si era appena passati alla biro. Il ragazzino non ha amici, frequenta solo un pescatore e con lui va a pesca in silenzio.In spiaggia passa il tempo a fare cruciverba, l'officina meccanica della lingua del futuro scrittore che tanta importanza dà alla parola.Nel bambino  c'è già tutto contenuto lo scrittore di oggi.e in quell'estate vive tutto quello che gli serve per capire.Sotto l'ombrellone vicino c'è una bambina che legge libricini gialli. Fanno amicizia e cominciano a fare il bagno insieme, ma questo lo porterà ad essere preso di mira da 3 ragazzi più grandi che lo picchiano.Lui li affronta senza reagire, la prova che crescerà.  Decide di non denunciarli e quando si alza dal letto dopo una settimana è più alto di un centimetro.
La ragazza gli dirà di non poter più uscire con lui al mattino e lui la vedrà passeggiare con i tre che lo hanno aggredito.Oggi l'autore ricorda tutto di quella ragazza tranne il nome.
La difficoltà di quei tempi non era odiare, ma amare.
Aveva ragione Don Chisciotte, l'eroe che continua a lottare nonostante le bastonate e le sconfitte. Niente è come sembra, c'è sempre un doppio fondo alle cose e un'ombra.La sofferenza è necessaria per cresceree bisogna mantenere gli occhi aperrti
Il mare è quello lontano dalle spiagge affollate, è quello silenzioso dei pescatori.
L'amore "Non è una serenata al balcone, somiglia ad una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola."
Il bambino che  non sa usare le mani per difendersi impara a "mantenere", tenere per mano.
"A dieci anni era il mio verbo preferito. Comportava la promessa di tenere per mano, mantenere. Mi mancava. Papà s'infastidiva in città a prendere per mano, per strada non voleva, se provavo si liberava infilandosela in tasca. Era una respinta che mi insegnava a stare al posto mio."


"Avevo raggiunto i dieci anni, un groviglio d'infanzia ammutolita. Dieci anni era traguardo solenne, per la prima volta si scriveva l'età con doppia cifra. L'infanzia smette ufficialmente quando si aggiunge il primo zero agli anni. Smette ma non succede niente, si sta dentro lo stesso corpo di marmocchio inceppato delle altre estati, rimescolato dentro e fermo fuori. Tenevo dieci anni. Per dire l'età, il verbo tenere è più preciso. Stavo in un corpo imbozzolato e solo la testa cercava di forzarlo."

“Se anche tu vedessi quello che vedo io, non chiuderesti gli occhi”.

martedì 20 ottobre 2015

ERRI DE LUCA ASSOLTO!

Questa volta la giustizia ha funzionato ed ha impedito che si facesse una cosa ingiusta: condannare uno scrittore per la parola contraria.

 La richiesta inoltrata alla Corte del tribunale di Torino dal pm Antonio Rinaudo era di 8 mesi per “istigazione alla violenza”in seguito ad alcune dichiarazioni fatte da De Luca sui sabotaggi della Tav.
Invece lo scrittore è stato assolto con formula piena perchè il fatto non sussiste.La decisione è stata accolta dagli applausi di tutta l’aula.
Ero in trepida attesa della sentenza perchè ammiro Erri come uomo e scrittore, ma soprattutto perchè sono per la libertà di pensiero e opinione e ritengo molto pericoloso imbavagliare una voce contraria.

Questa è la dichiarazione fatta in aula da Erri De Luca prima della sentenza, è un discorso bellissimo, lucido e di grande letteratura, le parole di un uomo che ha il coraggio di essere coerente e protestare contro i potenti e il cattivo conformismo. IO STO CON ERRI!

«Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Al di là del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.
Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione.
Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e questo tempo prezioso.
Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società.
Sono incriminato per aver usato il verso sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la produzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana.
“A questo servivano le cesoie”: a cosa? A sabotare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica? Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori.
Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata.
La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato».
E.De Luca

domenica 27 settembre 2015

Uomini senza donne di Haruki Murakami

Nei confronti di Murakami il popolo dei lettori si divide in due gruppi: chi lo odia e chi lo ama, i suoi fan.
Io appartengo senz'altro al secondo gruppo, ogni libro che leggo di lui me ne dà la conferma. Amo le atmosfere che questo autore riesce a creare, di intensa emozione e sensibilità. Amo i suoi dialoghi .
Erri De Luca, in un suo intervento al festival Futura della mia città, disse che il libro che ci piace è quello che riesce a tirare fuori quelle considerazioni  che sono già dentro di noi.
E' quello che mi capita sempre con Murakami.

Ho apprezzato anche la sua ultima raccolta di racconti: "Uomini senza donne" edito da Einaudi.
Sette storie di amore e mistero che spiegano la vita.
Il tema comune a tutti i racconti è la ricerca della felicità tra uomini e donne. e la difficoltà ad avere rapporti stabili e duraturi.In Organo indipendente è' proprio l'incapacità di Tokai di prendere decisioni e stabilire rapporti duraturi che lo condanna a una morte per inedia.

Il racconto più originale è  Sansa innamorato. Una mattina Gregor Sansa( il protagonista delle Metamorfosi di Kafka)si sveglia in un letto e scopre con orrore di essersi trasformato in un essere umano. Deve adattarsi a questa nuova condizione, ma poi bussa alla porta una donna, brutta e deformata da una enorme gobba che la costringe a camminare chinata in avanti.Con un instinto ancora animale scoprirà così il desiderio visto dagli occhi di chi sa andare oltre le apparenze.
In  Drive my car  Kafuku decide di diventare amico dell'amante della moglie defunta per capire qualcosa in più di lei.
Murakami ha il potere di trascinare il lettore in una dimensione fantastica, lontano da preoccupazioni e brutti ricordi. E è quello che succede a Habera, il protagonista di " Shaharazad". Habara è un uomo solo , confinato in una casa nella quale gli è vietato ogni contatto col mondo. Il suo unico svago sono le visite di una donna che gli racconta delle storie come faceva appunto Shaharazad nelle Mille e una Notte
Anche Kino, il personaggio centrale della storia successiva, tradito dalla moglie, si rifugia in uno spazio e in un tempo che sembrano sospesi.Riuscirà a vivere di nuovo solo iuando recupererà il senso del dolore.


Ritroviamo molti temi cari ai lettori di Murakami: il fantastico che irrompe nel quotidiano, la nostalgia di ciò che non è stato, l'importanza delle esperienze, anche negative, per un giovane,la difficoltà di trovare un senso ai rapporti di coppia, anche quelli che funzionano, la solitudine in amore e in amicizia, la musica che rievoca ricordi.

martedì 22 settembre 2015

La casa sul canale di Georges Simenon

La casa sul canale è un libro di Simenon Georges pubblicato da Adelphi nella collana Gli Adelphi

La giovane Edmèe, rimasta orfana ,da Bruxelles va a vivere dalla zia , e i suoi figli a Neeroeteren . Nella nuova casa  si parla fiammingo , lingua che la ragazza non capisce e non vuole capire, le buone maniere sono ignorate, la vita è monotona.   I componenti della famiglia sono irritanti e rozzi,  o dall’aspetto fisico ripugnante,l’asimmetria dei volti, la testa troppo grande del cugino Jef, lo strabismo della più piccola, il viso contadino e scialbo della cugina, la volgarità del corpo e del volto di Fred, il cugino maggiore, verso il quale vive sensazioni contrastanti di attrazione e di repulsione.
 Edmee è, al contrario, delicata , raffinata e bella e attira l’interesse dei cugini Fred,donnaiolo e furbacchione e Jef, forte e brutale. Pian piano Edmèee subisce  il fascino animale della vita fisica e si accorge di avere una forte carica sensuale. Apparentemente fragile , si dimostra invece  orgogliosa e determinata. Lei, ragazza di città, lì si sente padrona  e considera i suoi parenti dei rustici sempliciotti .“ Io amerò soltanto un uomo capace di cose straordinarie, un uomo che non abbia paura di niente. Non uno che ha paura di una ragazza come la figlia del panettiere! Grassa e flaccida! Vorrei un uomo capace di uccidere , ma uccidere veramente, a costo di rischiare la vita.”

L’atmosfera è torbida, tra desiderio e morte, i comportamenti disturbanti. Tutto è buio , le tinte sono scure , i vestiti delle donne in lutto, i mattoni delle case, la terra arata, i canali. Inoltre la pioggia contribuisce a determinare il grigiore.
 C’è l’attesa crescente di  un finale tragico. Il lettore ha la sensazione che tutto porterà senz'altro a qualcosa di brutto. Edmèe nasconde il suo dolore di ragazza che ha perso i genitori e che ha paura del futuro.
Ma giocare con i sentimenti è rischioso.
Romanzo intenso , raffinato, psicologico

sabato 20 giugno 2015

La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone

“La tentazione di essere felice” del napoletano Lorenzo Marone è un agile, scorrevole romanzo, che vede per protagonista un comune “borghese piccolo piccolo”, l’ultrasettantenne Cesare Annunziata, un vecchietto schietto e burbero che, vedovo

"Ti volevo dire che stasera una donna mi ha stretto la mano e mi ha fatto emozionare come da tempo non accadeva. Lo so, non è carino che lo venga a confidare proprio a te. Ma sei l'unica alla quale mi andava di dirlo. Buonanotte.”

e con due figli ormai adulti,  ha imparato a vivere con la solitudine e la vecchiaia.

“Non c'è niente di peggio di una persona socievole. Cosa c'è mai di tanto spassoso nel conoscere un nuovo individuo? Tanto siamo tutti uguali, chi più chi meno, un mucchio di difetti che passeggia per strada e incontra altri mucchi simili.”

Dietro l’apparente freddezza e distacco  Cesare sa essere lucido e realista, sa perfettamente che il figlio è omosessuale anche se il giovane non gliel’abbia mai confessato,scopre la relazione extraconiugale della figlia, si accorge dei maltrattamenti subiti da Emma , la sua nuova inquilina,da parte del marito. Seguiamo i suoi pensieri e riflessioni, i suoi rammarichi e le sue emozioni, le sue scoperte, conosciamo il suo rapporto con i vicini di appartamento  e così,   pian piano, pagina dopo pagina  ci affezioniamo a lui , siamo conquistati dalla sua simpatia e carisma e condividiamo le sue riflessioni. Alla fine della lettura è difficile staccarsi da Cesare Annunziata, ci rimane dentro a lungo. Da essere egoista e cinico come ci si mostra all’inizio , si rivela fragile ,sensibile e capace di amare  e aiutare il prossimo. Questo dopo aver capito che non è possibile tornare indietro, cambiare quello che è stato, dobbiamo renderci conto che chiunque sbaglia e non è giusto condannarci all’infelicità solo per la mancanza di coraggio di prendere una decisione e affrontare il dolore, di cambiare. Non dobbiamo rinunciare a rincorrere la nostra felicità.

“Mi ritrovai a compatirlo, anche se il tempo ha plasmato la pena in ammirazione. Credevo non ce l'avrebbe fatta a superare il momento, invece i mesi passavano e lui si faceva trovare ancora in piedi. La vita non è stata gentile con lui, eppure Marino ha continuato a non toglierle il saluto. Ho allora capito che non esistono persone più coraggiose di altre, c'è solo chi affronta il dolore quando deve essere affrontato".

Il racconto di Cesare si conclude con il gioco del MI PIACE.
Ho chiuso il libro con gli occhi umidi.


venerdì 12 giugno 2015

La morte a Venezia di Thomas Mann

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Gustav Aschenbach è un  famoso scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell'etica e dell'estetica. Un giorno, al cimitero del Nord di Monaco, la visione sinistra di uno strano individuo risveglia in lui un'insana voglia di viaggiare. La prima scelta cade su Pola ma poi la confusione e la folla gli fanno capire che quello non è l’ambiente adatto a lui e propende per un’altra meta: Venezia

Al lido la sua attenzione viene attratta da una famiglia polacca e in particolare da Tadzio, il figlio quattordicenne, bello e aggraziato.

Lo sguardo di Aschenbach suTadzio, si fa sempre più morboso, tanto che anche lui si sorprende ed è confuso da questo nuovo aspetto della sua personalità e dai suoi impulsi morbosi. Non riesce a togliere gli occhi dal giovane ed è felice solo quando lo vede .Si  vergogna della propria decadenza fisica e così comincia a imbellettarsii per nascondere i segni dell’età. Infine immagina o  equivoca un sorriso da parte del ragazzino..
La Venezia bella e autorevole dell’inizio marcisce piano piano tra il caldo , la puzza e il colera. La sua decadenza corrisponde a quella del protagonista . Alla fine  Aschenbach  divente vittima della sua stanchezza e fisica e morale,e dopo un primo tentativo di partenza , decide di rimanere a morire a Venezia, pur di non abbandonare i suo Tadzio.. Sarà questo anche il destino di Venezia, una città morente sotto la meravigliosa patina confezionata ad uso e consumo dei turisti?
La morale mitteleuropea del protagonista viene  contaminata dal clima meditteraneo e vacanziero fino a crollare a causa di un amore inconfessabile.
La Venezia che appare da lontano all’arrivo è bellissima ed elegante ."La nave riprendeva, per il canale di San Marco, la navigazione interrotta tanto vicino alla meta. E così rivide un'altra volta, lo scalo splendido, quella composizione affascinante di edifici fantastici che la Repubblica offriva ai rispettosi sguardi dei naviganti, nell'avvicinarsi, la grandiosità agile del Palazzo e il Ponte dei Sospiri, le colonne alla riva, con leone e santo, il fianco sporgente sontuoso della chiesa fiabesca, la veduta dell'arco e l'orologio gigante, e guardando lassù pensò che arrivare a Venezia per la via di terra dalla stazione, significa entrare in un palazzo dalla porta posteriore”
Mano a mano l’immagine da cartolina scompare e viene sostituita da un’altra che presagisce la morte. Un cielo plumbeo ricopre Venezia, le acque melmose della laguna ribollono, emanando un tanfo pestifero. La gondola è nera e sembra una bara. La città assume la stessa ambiguità del protagonista.
Gustav,disgustato all’inizio da un vecchio che si unisce ad un gruppo di giovani, finisce per assumere gli stessi atteggiamenti ridicoli quando si invaghisce del ragazzo.


Raffinato, etereo, malinconico, a volte ironico,  scritto con uno stile barocco e ricercato.
Da leggere assolutamente.

giovedì 11 giugno 2015

Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli

Image result for atti osceni in luogo privato recensione di D'Orrico,Missiroli racconta la vita di Libero Marsell dall’infanzia fino alla maturità  ,segnata dalla nascita del primo figlio e dalla morte della madre (i capitoli: Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, Maturità, Adultità, Nascita). Ne seguiamo l'evoluzione affettiva, intellettuale, e soprattutto erotica,attraverso la residenza a Parigi prima e la permanenza a Milano dopo,   la sua difficoltà a diventare uomo e  a fare delle scelte definitive. Lo aiutano le letture dei romanzi  e alcune persone , prima tra tutte la bibliotecaria Marie, il mio personaggio preferito insieme al cane Palmiro Togliatti .
Non mi è facile giudicare questo libro, in alcuni momenti  certe scelte narrative o del protagonista mi hanno irritato,troppo testosterone e banale la fissazione per la taglia del seno, per poi cambiare idea subito dopo e apprezzare la  raffinatezza di altri passaggi.
Certo Missiroli sa scrivere e porta il lettore dove vuole, con furbizia  sa miscelare scene di sesso a sdolcinatezze.
Con un occhio a Baricco e un altro a Murakami crea un prodotto che si legge bene e coinvolge il lettore nelle scelte di Libero, nei suoi rapporti con le persone della sua vita.
La scoperta del sesso e l'evoluzione della propria sessualità è una componente essenziale della maggior parte di noi.  Nella trama poi c’è tutto quello che contribuisce alla crescita di una persona: il rapporto con il padre non ben espresso, la separazione dei genitori e l’accettazione del nuovo compagno della madre, la malattia e la morte, il tradimento a danno dell’amico.
Per scandire il tempo che passa Missiroli fa riferimento a fatti reali come la morte di Sartre o l’uscita di film  che il protagonista va a vedere con la donna di turno nei cinema d’essai Le citazioni di libri , film e personaggi sono tantissime .  Sembra che Missiroli si preoccupi di far sapere quanto sia elevato lo spessore culturale del suo personaggio che potrebbe in qualche modo rappresentarlo.Tra i nomi due citazioni ruffiane di artisti che vanno per la maggiore in questo periodo: la pittrice Frida Khalo e John Williams diventato famoso per Stoner.
Anche se   il libro sembra scritto a tavolino con la preoccupazione di sviluppare  una storia credibile  e che piaccia ai lettori, la lettura risulta scorrevole e intrigante. Belle le descrizioni del periodo milanese.

venerdì 5 giugno 2015

Il Ballo di Irene Nemirovsky

Un racconto che si legge tutto d’un fiato.
La protagonista è la figlia quattordicenne dei coniugi Kampf, lui banchiere ebreo che grazie ad investimenti ben calcolati riesce ad accumulare una grande ricchezza tanto da consentire alla famiglia il passaggio nell'alta società e lei donna arrivista, ambiziosa e vanitosa, che dopo anni di sacrifici e rinunce può finalmente esaudire il suo desiderio di far parte  della società che conta.
E quale migliore occasione se non quella di organizzare un ballo  nella sua nuova residenza e invitare ben 200 ospiti tra le famiglie più in voga e dai titoli altisonanti? Si perchè il denaro non basta per essere soddisfatti, bisogna che gli altri lo vedano, lo percepiscano.Ma a questa pomposa cerimonia non potrà partecipare la signorina Antoinette,che  nel pieno della sua adolescenza si sente pronta per il debutto in società..La  madre continua a trattarla come una bambina,anzi una bambina stupida che crea solo problemi,e la obbliga ad andare a letto presto come ogni sera.
Antoinette soffre, piange, odia i suoi genitori che non si curano di lei fino a mettere in atto la sua vendetta, tremenda ed efficace e a godere alla fine del risultato. Tutta la crudeltà porterà alla sconfitta per entrambe, madre e figlia,  accomunate dalla stessa insensibilità, Antoniette alla fine sarà diventata come la madre. Antoniette odia i suoi genitori che considera gretti e ridicoli, «Vorrei morire; Dio fa' che io muoia... Dio mio, Madonnina, perché mi ha fatta nascere tra loro? Puniteli, vi prego... Puniteli una volta e poi muoio in pace...», e odia anche la sua bambinaia inglese che vede come un’imposizione di sua madre.
Un racconto breve ma che racchiude tantissimo . Intanto il fatto che il denaro fatto con troppa facilità, o con espedienti poco puliti, non può portare alla felicità. Le persone invitate sono nobili sono nei titoli ma sono vecchi furbi, donne con passati in case chiuse etc. Ritroviamo l’ironia della Nemirovsky. Bella la scena del ballo a cui si presenta solo la maestra di musica di Antoniette che gode della situazione imbarazzante:” Già le undici e dieci” esclamò la signorina Isabelle “Si, ha ragione il tempo vola da voi ,complimenti…..Addirittura le undici e un quarto,credo, sentite i rintocchi?”
Poi il tema autobiografico della madre arida d’amore verso la figlia, ed innamorata del piacere, del lusso e dello sfarzo che tragicamente poi le si ritorcerà contro è il leitmotiv preferito dall’autrice.
Antoinette può essere considerata l’ alter-ego dell'autrice .
E’ come spiare la vita privata di una famiglia e coglierne tutti gli atteggiamenti meschini.Bello!!

giovedì 4 giugno 2015

Il Bambino di Sebastian Fitzeck

Siamo a Berlino.Robert Stern è un avvocato di successo la cui vita è rovinata dalla morte del figlio qualche giorno dopo la nascita e la conseguente separazione dalla moglie. Un giorno acconsente di incontrare la sua ex fidanzata Carina, un’infermiera che  chiede il suo aiuto per difendere Simon, un bambino di dieci anni con un incurabile cancro al cervello che, dopo una seduta psichiatrica  di regressione, inizia a ricordare una serie di omicidi commessi in una vita precedente. Sembra impossibile soprattutto a una persona razionale come Robert, ma il bambino guida Robert e Carina  alla scoperta dei cadaveri. Il mistero si infittisce. Come è possibile? E’ il risultato di una rincarnazione o di ricordi indotti?
Inoltre dopo la scoperta del primo cadavere, Robert riceve a casa una dvd che mostra il suo bambino morto sulla culla e poi vivo a dieci anni. Una misteriosa "voce" rivela a Robert che suo figlio è vivo e che se vuole rivederlo deve andare a fondo nell'indagine sulla vita precedente di Simon. Il racconto procede in maniera incessante tra scoperte di cadaveri, fughe in auto, appuntamenti con coppie pedofile, e scioccanti rivelazioni.
La prima parte del libro è ottima, c'è un pò di calo quando si apre il mondo della pedofilia,alcune trovate sembrano forzate, per poi riprendere ritmo e vigore fino all'ultima pagina. C’è attenzione ai personaggi,si prova tenerezza per il piccolo Simon che, tormentato dagli incubi, è talmente disperato da volersi costituire per non fare più del male alle persone.
Ad un certo punto ho avuto la sensazione che tanta carne al fuoco avrebbe portato ad un finale deludente, invece Fitzek riesce a spiegare tutto e a lasciare alla fine un velo di mistero.
Non sarà un capolavoro, non aggiungerà niente di nuovo nel genere, ma questo autore trentottenne tedesco scrive bene e ha una discreta capacità narrativa che trascina il lettore.

martedì 2 giugno 2015

la regola dell'equilibrio di Gianrico Carofiglio

La regola dell'equilibrio ( Einaudi) segna il ritorno dell'avvocato Guerrieri. Dopo molti anni  Guerrieri è cambiato, è più riflessivo, solitario e chiuso in se stesso, il suo interlocutore preferito è il sacco da boxe che pende dal soffitto del soggiorno. Il suo nuovo cliente è un ex compagno di università, il più bravo, ora giudice al pieno della carriera, ma accusato di corruzione e di aver preso dei soldi in cambio di assoluzioni. Guerrieri accetta subito di difendere il giudice, certo della sua innocenza, ma poi si trova davanti  una diversa verità.
Così Guerrieri si trova a dover fare i conti con la sua morale. "La regola dell'equilibrio consiste nel non cercare giustificazioni, nel non manipolare il racconto che facciamo di noi a noi stessi e agli altri."
 Sicuramente la tendenza ad autogiustificarsi è un'abitudine degli italiani. Guerrieri invece si interroga,  si chiede fin dalle prime pagine  se è giunta l'ora di smettere di fare l'avvocato .
La vicenda si sviluppa tra Bari e Lecce, tra verbali di interrogatorio e aule di tribunali, tra menzogne e verità, per presentarci situazioni e personaggi molto simili a noi. Carofiglio questa volta ci racconta una faccia dell'Italia.
 Ottima scrittura , leggere Carofiglio è sempre un piacere,uno stile lieve che cattura e che alterna ironia a momenti che fanno riflettere.


Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso né attorno a sè (dai Fratelli karamazov di Fëdor Dostoevskij)

lunedì 25 maggio 2015

Per dieci minuti di Chiara Gamberale

Su invito della psicoterapeuta la protagonista si trova a dedicare almeno dieci minuti al giorno, tutti i giorni,
per un mese, a una cosa nuova mai fatta. Idea carina,   se non fosse sviluppata in maniera così semplicistica , banalizzando ogni argomento trattato, come la solitudine, l’auto stima, l’amore , l’amicizia,la sensualità etc. Ogni pagina ritorna sul rapporto col marito che l’ha lasciata , come se fosse dipendente da lui .Per di più le idee per questi 10 minuti sono a volte poco originali, come mettere lo smalto fucsia,guidare, cucinare.

Lo si legge in un paio di giorni, scorre via, ma non rimane niente su cui riflettere.

Il gioco dovrebbe servire per imparare a guardarsi dentro e imparare a vivere.

Ma considerato che la conclusione dell’io narrante è la seguente:
“ E allora mi dico che, se nel mondo ci sono persone che suonano il violino, cambiano pannolini, girano video porno amatoriali, insegnano hip-hop, seminano e leggono Harry Potter, fra sette miliardi ce ne sarà almeno una che stava aspettando proprio me, nei dieci minuti in cui io la incontrerò”
viene da chiedere : ma dove ha vissuto fino a ieri questa scrittrice?

mercoledì 13 maggio 2015

Missione d'onore di Giovanni Melappioni

Oggi propongo il libro di un mio amico: Giovanni Melappioni.
Missione d’onore si è aggiudicato il secondo posto al Premio letterario Rai La Giara 2014. E’ edito da Eri Rai

Prologo:In un piccolo paese collinare nella provincia di Acireale, il prete a cui è affidata la parrocchia scrive una lettera diretta al Vescovo, una missiva dettata da un profondo rimorso, nascondendola poi in un antico volume in sacrestia. L’emozione è così forte che il cuore lo tradisce.
Poi inizia il romanzo che segue due storie parallele a capitoli alternati:  da una parte un piccolo gruppo di paracadutisti tedeschi cerca di non cedere all’avanzata degli alleati e portare a termine una missione,dall’altra la storia  di due fratelli ,Ines e Cosimo ,che vivono con la segreta speranza di potersi un giorno allontanare dalla vita familiare fatta di violenza e ignoranza. I due racconti si intrecciano quando due dei soldati tedeschi si trovano casualmente nel campo dove  Cosimo sta subendo violenza da un signore del luogo e lo salvano da un sicuro stupro. I tedeschi sono arrivati in paese perché hanno la missione di recuperare la lettera del prete,quella dell’inizio, e Ines cercherà di aiutarli per riconoscenza.
Si passa da scene di guerra ben dettagliate  alla vita quotidiana dei civili, gente comune e umile che vive le difficoltà derivate dalla povertà e dalla guerra, dai drammi dei soldati alle vicende che vedono protagonisti Ines e Cosimo.
I soldati non sono divisi tra  buoni e cattivi, sono spietati, ma anche  interessati a conservare un minimo di umanità che potrà salvarli, un po’ di sentimento e di  poesia in mezzo alle atrocità della guerra. Il punto di incontro tra Ines e il tedesco Woss sarà la lettura  e la loro passione per gli stessi libri.
C’è la guerra e ci sono anche i sentimenti e le emozioni date dai rapporti umani. C’è il dolore ma anche la speranza. E poi c’è la scelta .
Bella storia Giovanni .Bravo!!!!

Giudizio della commissione Rai L’autore riesce a raccontare in modo inusuale, senza pregiudizi i tedeschi e la loro presenza in Italia, mettendo tutti i personaggi del romanzo in una continua “emergenza etica”. La guerra è raccontata in modo molto dettagliato grazie alle competenze storiche dell’autore, ma in una logica “ribaltata” in cui ognuno è sempre sul punto di abdicare ai propri valori e dove la vittoria più grande è invece mantenersi saldi alla propria umanità. Melappioni riesce a trovare una chiave interessante, facendo slittare la missione d’onore da un contesto puramente bellico ad un piano morale.

Giovanni Melappioni nasce nel 1980 a Civitanova Marche (MC), dove vive con la compagna e due figlie. Laureato in Storia medioevale è un appassionato studioso di storia militare, con particolare interesse per il Medioevo e la Seconda Guerra Mondiale. Nel 2011 ha pubblicato il romanzo storico, L’Ultima Offensiva; nel 2013 il racconto lungo in e-book Lo spettro di Ney. Nel 2014 vince il premio “Racconti da biblioteca” dell'Aib (Associazione Italiana Biblioteche) con Un lavoro semplice, pubblicato in antologia digitale. Nel luglio 2014 vince il Premio Rai La Giara con Missione D’Onore (secondo classificato). Gestisce un ristorante di famiglia.

sabato 9 maggio 2015

Momenti di trascurabile infelicità di Francesco Piccolo

Mentre leggevo ridevo da sola ,mi ha molto divertito .
Chi non ha provato i medesimi disagi, le medesime seccature della vita quotidiana? Scorrevole e godibile. Alcuni fatti sono meno trascurabili e fanno pensare. Dopo il successo del penultimo libro “Momenti di trascurabile felicità”, Francesco Piccolo prosegue con quest’altra parte della medaglia, con “Momenti di trascurabile infelicità”. Una scelta commerciale? Probabile. Il fatto è che Piccolo scrive bene e in maniera coinvolgente. Si legge tutto d’un fiato.

«Quando mi dicono: ti potevi vestire meglio. E io mi ero già vestito meglio».

«Avrei voluto nascere Carlo d'Inghilterra. Avrei voluto essere l'erede al trono per tutta la vita, solo erede al trono. Avrei voluto avere qualche problemino sentimentale e poi non fare niente, per tutta la vita, aspettando qualcosa che con certezza non arriverà».

«Il fatto di non sapere se la luce del frigorifero, quando l'hai chiuso, si spegne veramente».

A volte vorremmo eliminare qualcosa ma sorge il dubbio che sia «come i bastoncini dello shangai: se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di piú».

“il fatto di non sapere se la luce del frigorifero, quando l’hai chiuso, si spegne veramente”

Quest'anno è volato.
Si dice tutti gli anni,alla fine dell'anno.
Mi chiedo come sono gli anni lenti,che non passano mai. Perché non li ho mai vissuti.

“ Quando i ristoranti, dopo il nome, scrivono “ dal 1972” o “dal 1983”,Io ero già nato.E alle volte ero già grande.”

giovedì 7 maggio 2015

Chi manda le onde di Fabio Genovesi

“Chi manda le onde “ di Fabio Genovesi , edito da Mondadori è tra le proposte al premio Strega di quest’anno.


«il problema non sono le bugie. Il problema è la verità, che fa proprio schifo», oppure «è più assurda di qualsiasi storia inventata»

E così si intersecano storie vere di dolore  e emarginazione, di infelicità e  insoddisfazioni, storie di personaggi veri ma che a volte sembrano così assurde da diventare strane e interessanti da raccontare.
"e quando ti accorgi che una maglietta è macchiata vuol dire che le macchie sono serie veramente

Protagonista una bambina  tredicenne  albina dal nome Luna come la civiltà antica e sconosciuta della Lunigiana. I suoi occhi delicati vedono sfocato  e sono protetti da un paio di occhiali che filtrano il mondo . Passa il tempo in compagnia dell’amico Zot, in orfano di Chernobyl ,lasciato in Italia al termine di un programma di accoglienza.
Luna e Zot sono bambini strani agli occhi dei coetanei, e per questo derisi e allontanati, ma sono più  “vecchi” e maturi degli adulti.Lei ha i capelli bianchi lui ascolta Claudio Villa , suona la fisarmonica e parla come un anziano.  Zot vive insieme al “nonno” adottivo Ferro, un bagnino in pensione , acido e volgare, convinto che i russi vogliano portarsi via la casa.
I quarantenni sono insicuri, stanchi,rinunciatari (“non posso neanche dire che non sono riuscito a fare quello che volevo nella vita, perché non ci ho nemmeno provato, ho solo rimandato tutto”). Sandro vive ancora coi genitori  in attesa di una supplenza, i suoi amici Marino e Rambo frugano sulla sabbia nella speranza che i turisti abbiano perso qualcosa.  Insieme raccolgono funghi e pinoli da vendere a un ristorante.
Serena, la mamma di luna, è bella ma  si veste come un soldato e tiene lontani gli uomini . Racconta in seconda persona come se si mantenesse lontana da tutto, dai sentimenti e dagli errori. Luna invece racconta in prima persona, ha la sincerità dei bambini ed è delusa dalle bugie degli adulti.

Il dolore è tutto intorno come il mare e a volte è più forte ,come le onde che ci travolgono.
E’ meglio essere passivi , non vivere per evitare il dolore? No perché il dolore c’è comunque , la morte ci avvolge e allora è meglio reagire, trovare un appiglio per ricominciare.
"Un sogno quando comincia non importa se durerà una vita o cinque minuti: un sogno comincia sempre per durare in eterno”

E’ un libro sull’amore e l’amicizia . E’ tenero e commovente ma anche divertente, drammatico e spiritoso.
Sullo sfondo la Versilia con il mare da una parte e i boschi e le montagne dall’altra.



"Siamo tutti normali finché non ci conosci abbastanza". 

lunedì 4 maggio 2015

Il profumo delle bugie di Bruno Morchio

Questo libro mi ha ricordato Festen ,film del 1998 aderente al manifesto Dogma 95 scritto e diretto daThomas Vinterberg, vincitore del premio della giuria al 51º Festival di Cannes

Anche nel romanzo di Bruno Morchio, edito da Garzanti(2012), c’è una famiglia prestigiosa che si riunisce a casa del patriarca e tira fuori ogni veleno ,evoca ogni scheletro nell’armadio.
La famiglia D'Aste è una delle più in vista della città grazie all’attività immobiliare e le conoscenze politiche. Ma dietro l’apparente felicità  e benessere si nasconde un covo di vipere che reprimono dissapori , gelosie ,malintesi. I rapporti tra i vari componenti sono viziati da antichi segreti e da bugie. Sarà Dolores la ragazza del nipote Francesco ,che  scoperchierà il Vaso di Pandora e metterà in subbuglio le loro vite, facendo crollare il castello di ipocrisie. Così usciranno vecchi rancori, litigi, segreti, vecchi traumi infantili  che li metteranno uno contro l’altro fino alla sorpresa finale. Nessuno è come sembra, ogni personaggio viene disegnato in tutte le sue sfaccettature e rivela  mano a mano nuovi risvolti. E’ una famiglia patriarcale retta dal nonno, Edoardo,imprenditore senza scrupoli, cinico  e  corrotto, donnaiolo e infedele,ma innamorato di sua moglie Ines, invalida sul letto e in punto di morte, poco materna, che si rivela essere il personaggio più imprevedibile. Poi i figli: il medico insicuro e  nevrotico Meo e la lesbica e hippy Lena che torna dopo vent’anni dall’India per assistere alla mamma morente e riscattare la sua parte di eredità. Rosita , la moglie di Meo, è l’estranea, mai accettata dai suoceri , che vuole fare la signora a tutti i costi, invidiosa e opportunista,
Infine  l’erede Francesco, buono e ingenuo ,con la sua fidanzata Dolores, sensuale, intelligente, disinibita e simpatica al nonno. Il loro futuro matrimonio non è buon visto dai genitori.
Un romanzo ben scritto, scorrevole, che ti tiene attaccato alla storia e riproduce un’ aspro spaccato di vita reale . Autore interessante.Consigliato. 

domenica 26 aprile 2015

Il silenzio del mare di Vercors

Il silenzio del mare è un racconto di Vercors ,edito da Einaudi ,
semplice ,ma profondo.
Siamo nella Francia occupata dalle truppe naziste, durante la seconda guerra mondiale, in un paesino sulla costa vicino al mare. Un vecchio e sua nipote sono costretti a ospitare un giovane ufficiale tedesco. L’arrivo del giovane ufficiale Werner Von Ebrennac viene accolto con silenzio.
 Il giovane è gentile, educato e parla costantemente,  senza ottenere risposte dal vecchio e dalla nipote.
 Nelle sere invernali scende in salotto per scaldarsi vicino al caminetto e comincia a parlare. Parla dei rapporti tra la Germania e la Francia, di letteratura,  di musica.  .E’ un musicista dall’animo gentile .E’ un idealista  e pensa che dall’occupazione la Germania  e la Francia possano trarre vantaggi di crescita e di scambio culturale. Pensa che la Francia con la sua letteratura e cultura possa migliorare la Germania ,indurita dalla mancanza di amore e dalla solitudine.
 Paragona i due paesi alla favola “La Bella e la Bestia “Povera BellaLa Bestia la tiene in suo potere, impotente e prigioniera, le impone ad ogni ora del giorno la sua implacabile e greve presenza  Ma la Bestia è meglio di quel che non sembri Ma ha un cuore, si, ha un’anima che aspira ad elevarsi. Se la Bella volesse!... La Bella ci mette molto tempo a volere. Tuttavia, a poco a poco cessa di odiare, quella costanza la commuove, ella tende la mano…Di colpo la Bestia si trasforma: essa è ora un cavaliere assai bello e puro  La loro unione origina una felicità sublime. I loro figli, che sommano e fondono in sé i doni dei genitori, sono i più belli che abbia portato la terra”.
Finito il suo monologo, si congeda con il solito: “ Vi auguro la buonanotte.”
 Dopo un soggiorno a Parigi dove è stato convocato dai suoi superiori anche lui si fa silenzioso. Rompe questo silenzio dopo una settimana chiedendo loro di dimenticare quello che ha detto nei precedenti mesi, E’ venuto a conoscenza dei veri piani dei tedeschi,. ogni ideale viene meno e il tedesco , triste e deluso , decide di lasciare la casa e andare al fronte.

Vercors lascia capire che in realtà la nipote finisce per innamorarsi del tedesco, e lo zio rimane sempre affascinato dai suoi discorsi e dalla sua parlantina. “Il mare”  del titolo è appunto una metafora dei due. In superficie appaiono calmi, freddi e imperturbabili, ma nel profondo sono agitati da sentimenti forti e contrastanti. Non cedono al nemico anche se il tedesco appare gentile e onesto.

I tre personaggi sono uguali nella loro umanità è la divisione geografica e la guerra a dividerli.

Il silenzio è il vero protagonista che pesa sull'azione.

giovedì 23 aprile 2015

La sposa giovane . Alessandro Baricco

I personaggi non hanno nome: sono il Padre, la Madre, ilFiglio, la Figlia, lo Zio. E la Sposa giovane.
 Il luogo in cui vivono è indeterminato e gli eventi forse succedono all’inizio del ‘900. Il Figlio, che ha vent’anni, e la Sposa giovane, che ne ha diciotto, devono sposarsi, sono già fidanzati da tre anni ma lei è stata in Argentina al seguito del padre, lui è in Inghilterra a sorvegliare le fortune tessili dell’azienda di famiglia. Lei si presenta a casa dopo tre anni come stabilito,ma lui non c’è, deve tornare e l’attesa si rivela una sorta di attesa di Godot, arrivano man mano i mobili e le sue cose ma non lui. Nel frattempo I familiari cercano di sopravvivere e di salvarsi.
La famiglia teme la notte  , molti componenti sono morti al buio o nel sonno  Per esorcizzare questa paura  e per allontanare la tristezza la loro vita è ricca di rituali: la colazione abbondante che dura diverse ore, le vacanze in montagna che vengono preparate molto prima e le visite del padre al bordello. Tutto questo mentre lo zio, che  soffre della malattia del sonno, fa ogni azione , persino giocare a tennis , dormendo.
I libri non sono necessari perché la vita già contiene tutto. Ma la sposa ama leggere e porta con se una copia del Don Chisciotte.
Entrata a far parte di questa strana famiglia, in questa casa dell’assurdo,la sposa giovane viene iniziata al sesso e all’arte della seduzione.
La narrazione passa dalla terza dell’autore , alla prima persona dei protagonisti. Il racconto è interrotto da digressioni , a volte l’autore sembra prevenire delle osservazioni del lettore ( sto parlando troppo di sesso ma io lo faccio sempre, sto facendo troppe digressioni lo so ma sono necessarie….). Ho  trovato la storia surreale e certe situazioni esagerate ,ma Baricco sa come scrivere e inventare delle strategie per giustificare questo. I personaggi sono senza nome senza tempo e luogo come in un quadro surrealista o nel teatro dell’assurdo. Le situazioni e i comportamenti sono descritte con l’ironia del nonsense. Mi è sembrato esagerato tutto quel sesso ,approcci lesbo della mamma alla sposa con la scusa di insegnarle l’arte della seduzione, rivelazioni  e segreti svelati  nel bordello, la figlia che vince la paura di addormentarsi masturbandosi.
A volte lo stile mi è sembrato auto-celebrativo, ma la lettura risulta piacevole come sempre.

sabato 4 aprile 2015

Suite francese

L'ebrea russa Irene Nemirovsky, a lungo vissuta in francia, venne deportata a Auschwitz nel '42 è lì morì in infermeria di febbre tifoide.. Dopo  più di 70 anni gode del successo dopo la pubblicazione del romanzo Suite francese nel 2004 , divenuto quest'anno anche un film con Michelle Williams e Kristin Scott-Thomas.
Trovato in un cassetto dalla figlia Denise, scritto fitto fitto per risparmiare la carta, il romanzo si compone di due racconti.(L'idea della scrittrice era di scrivere una sinfonia di 5 movimenti che raccontava la Francia sotto il regime nazista):


Tempesta di giugno-L'azione inizia all'alba del 4 giugno 1940 a Parigi, dopo che il giorno precedente per la prima volta la città è stata bombardata. La gente si prepara ad abbandonare Parigi, per dirigersi al sud.La signora Péricand vuole mettersi in salvo raggiungendo Nimes dove ha dei parenti e porta con sè il suocero, la tata e quattro dei  cinque figli, mentre il marito rimane a Parigi per salvaguardare i tesori d'arte che non possono essere trasferiti e il figlio maggiore è in Alvernia, dove si è fatto prete ed è incaricato di portare in salvo un gruppo di orfani di età compresa tra 14 e 18 anni.
Gabriel Corte, scrittore, lascia Parigi per rifugiarsi a Vichy, con la sua amante, Florence. Porta con sé il manoscritto del suo ultimo romanzo, non ancora pubblicato
La coppia piccolo-borghese formata da Maurice e Jeanne Michaud ha lavorato presso la Banca del signor Corbin che, assieme a tutti gli impiegati, si deve recare a Tours, dove è prevista la continuazione dell'attività bancaria. Il loro unico figlio, Jean-Marie è militare e da diversi mesi non dà notizie
Charlie è un sessantenne, benestante,snob, vecchio scapolo la cui grande passione è una collezione di porcellane.

Dolce-Il secondo pezzo, Dolce, è ambientato in una piccola città della campagna francese, Bussy (nella periferia ad est di Parigi), nei primi mesi, stranamente tranquilli, dell'occupazione tedesca. Qui vivono due donne: la vedova Angellier e Lucile sua nuora .Attendono invano notizie di Gaston, il figlio e marito, prigioniero di guerra, in qualche sperduto campo di concentramento in Polonia. Nel 1941 Bussy viene occupata dalle truppe tedesche. Lucile si è sposata per volere del padre, non ha mai amato il marito, che non l'ama e la tradisce.Un ufficiale tedesco, Bruno von Frank, viene acquartierato in casa Angellier. Tra il giovane ufficiale ventiquattrenne e la sconsolata Lucile, scocca una scintilla di comprensione che presto diventa amore.

Un affresco straordinario della Francia e dei francesi durante l'occupazione tedesca.la fuga da Parigi su automobili stracariche e senza benzina, cercando di evitare i convogli tedeschi.Ricchi borghesi che cercano di salvare i loro preziosi ninnoli e infastiditi di dover lasciare i loro privilegi e disgustati della presenza del volgo.
la guerra è solo sullo sfondo , l'attenzione viene posta su alcuni abitanti o gruppi di persone che soffrono la fame, e la miseria, donne che aspettano notizie dei loro cari prigionieri o dispersi. la guerra impedisce loro di essere felici. Lucile non si sente libera di scegliere la sua strada senza seguire la scia, di muoversi liberamente.La guerra priva del benessere ,toglie il pane di bocca, obbliga ad agire in funzione di un paese, di uno stato, di un partito.La guerra rende egoisti e vigliacchi.
Lo stile è scorrevole e l'analisi impetuosa dei personaggi e delle loro azioni è alleggerita dall'ronia.




martedì 17 marzo 2015

Il Rocco Schiavone di Antonio Manzini


Rocco Schiavone è un vicequestore che viene trasferito  da Roma ad Aosta  dopo aver ridotto in fin di vita uno stupratore, figlio di un sottosegretario. Non ama vivere ad Aosta, non gli piace la montagna  e la neve. Nonostante il freddo si ostina a indossare lo stesso loden e le clarks che indossava a Roma.
La mattina , prima di cominciare a lavorare, fuma uno spinello. Quando incontra una persona, ha l'abitudine di paragonarla ad un animale. La moglie è morta in circostanze ancora non spiegate, ma lui ogni sera , quando si ritrova a casa da solo parla con lei e hanno in programma di trasferirsi in provenza nel momento in cui Rocco avrà 55 anni.
E' violento, irascibile, poco attento alla forma, sarcastico, saccente, maleducato, cinico con tutto e tutti. odia il suo lavoro e quando gli capita un caso difficile lo considera la madre di tutte le rotture di c.......
Però è bravo ed èil protagonista di tre romanzi di antonio Manzini, editi da Sellerio.

In Pista nera( 2013), da pochi mesi ad Aosta, schiavone deve risolvere un caso di omicidio: il corpo di Leone Miccichè viene trovato su una pista di Champoluc, dopo che il gatto delle nevi lo ha travolto. Nell'esofago viene trovatoun fazzoletto rosso sporco di sangue, per terra tracce di tabacco.
Per il vicequestore cominciano le indagini in quel paesino di montagna, dove tutti si conoscono e dove tutti sono imparentati. A seguirlo nelle indagini c'è l'ispettore Italo Pierron, che in quelle montagne c'è nato. Schiavone è un cane sciolto, corrotto e che ama la bella vita e le belle donne.



In La costola di Adamo ( 2014)
sappiamo qualcosa di più di schiavone e impariamo ad amarlo; comincia ad esserci simpatico. Non è un brav'uomo, ma ha i suoi valori e la sua morale ed è leale. In una gelida mattinata di marzo una donna viene trovata impiccata al lampadario della sua camera da letto, mentre suo marito è fuori impegnato in una pedalata mattutina. Il resto della casa è in subbuglio forse a causa di un furto. Ma  Schiavone non crede nel suicidio e nemmeno nella tesi di una rapina finita male e inizia così un'indagine.


In Non è stagione ( 2015)
oramai ci siamo affezionati al vicequestore, alle sue battute sarcastiche, ai suoi metodi e alla sua giustizia in favore dei più deboli, alle sue 11 paia di Clarks malridotte dalla neve.E' maggio e ad Aosta ancora cade la neve rovinando l'umore del nostro vicequestore che deve far luce sulla scomparsa di Chiara Berquet, figlia diciottenne  di un imprenditore, studentessa molto popolare tra i coetanei.Accanto all'indagine principale anche il passato di Rocco che riaffiora.

Aspettiamo il prossimo capitolo di questa serie noir italiana.




lunedì 16 marzo 2015

Giobbe di Joseph Roth

Siamo in Volinia( la regione dove è nato Roth) negli anni precedenti la prima guerra mondiale.
Il libro si apre con la descrizione del protagonista,un ebreo credente e praticante di circa trent'anni di nome Mendel Singer, il ritratto di un uomo comune e insignificante e demodè ( il sottotitolo è romanzo di un uomo semplice), un maestro come tanti, " La sua vita era una seccatura perpetua e di tanto in tanto persino un tormento"......" Dio aveva dato fertilità ai suoi lombi, imperturbabilità al suo cuore e povertà alle mani" Non aveva sogni, la sua anima era casta,la sua coscienza pulita. Pregava quattro volte al giorno. Insegnava a dodici alunni ad imparare la Bibbia e quando questi crescevano cercavano maestri più saggi. La moglie Deborah si lamentava e invidiava i soldi degli altri e gli rinfacciava persino il maltempo.Quando gli nasce il quarto figlio con problemi di salute ( ritardo nella crescita e convulsioni) si rifiuta di farlo curare dai dottori e si affida a Dio." Non c'è dottore che lo possa guarire se Dio non vuole."
  Ma Menuchin non guarisce e i fratelli maggiori crescono sani come a trarre energia dal malato.Deborah fa pellegrinaggi in cimitero. E trascura la casa.Un giorno di pioggia lo porta da un rabbino che le promette la guarigione del figlio dopo tanto tempo.

La semplice devozione  di Mendel non ha bisogno di mediazione tra lui e Dio e non crede nel rabbino.Il bambino cresce storpio,incapace di parlare e di giocare. I fratelli se ne vergognano e cercano di affogarlo nella tinozza dell’acqua piovana piena di vermi ma lui non muore.Deborah rimane sterile “come se il grembo si rifiutasse di generare altra sfortuna”.Non dorme, non abbraccia il marito e avvizza.Il desiderio svanisce tra i due. “La vergogna era stata al principio del loro desiderio e anche alla fine del loro desiderio”.Piano piano Deborah comincia a trascurare gli altri figli e a dedicarsi solo a Menuchin.L’unica parola pronunciata da Menuchin è mamma.I figli maschi maggiori sono ormai in età per essere soldati e purtroppo sono troppo sani per essere riformati, la natura ha riservato tutte i difetti a Menuchin. Così Deborah comincia a pregare che abbiano una malattia. Entrambi sono presi alle armi.Alla notizia Deborah esce correndo nella neve fino al cimitero dove lancia un urlo accorato.
Allora decide di spendere tutti i risparmi e si reca da Kapturak che però vuole 25 rubi a ragazzo e Deborah ha i soldi per salvare un solo figlio. Così Jonas va a fare il soldato e Schemarjiah parte per l'America.
Tornato dalla cerimonia delle preghiere alla luna ,passando per i campi,Mendel vede sua figlia, con lo scialle giallo, insieme ad un cosacco.  Torna  a  casa e dice che partiranno per l’America,  “in America non ci sono cosacchi. La Russia è un paese triste, l’America è un paese libero.” Ma l'America è una patria e la guerra un dovere così Schemarjiah , che ora si fa chiamare Sam , si arruola.
La vita riserva a Mendele alla sua famiglia tanta sofferenza e ,come il Giobbe leggendario, Mendel  sopporta ogni prova che gli viene da Dio.  All'ennesima tragedia,però, si ribella.
Trova ingiusto dover affrontare tutti questi dolori, proprio lui che ha sempre servito Dio : "Dio è crudele e più gli si ubbidisce tanto più severo diventa…..annienta i deboli volentieri” 
 Nella mentalità ebraica c’è una sorta di parità contrattuale fra l’uomo e Dio: un “do ut des” istituzionalizzato che non permette nemmeno alla divinità, pur nella sua onnipotenza, di venir meno ai patti.
Mentre Giobbe è un vincitore, perché è e si sente un giusto e sente immeritate le sofferenze, il nostro Mendel è un vinto, un vinto che accetta le proprie sofferenze credendo di meritarle.A volte dà fastidio la sua passività, a volte fa tenerezza.

Nel romanzo breve di Roth c'è la poesia delle piccole cose,  della miseria, della durezza della vita quotidiana, dell'umiliazione.
C'è la ricostruzione ambientale  della famiglia, della società , del momento storico  della prima guerra mondiale e della fine del periodo zarista.
C'è l'attaccamento alle tradizioni e la difficoltà dei vecchi ebrei di dover emigrare e cercare nuove terre e ambientarsi in esse , in contrasto con i giovani che invece si integrano bene.Il sogno americano, così incomprensibile a Mendel e così sentito da suo figlio Schemarjah, trasformatosi in Sam, pronto a dar la vita per quel sogno. 
C'è La vitalità di Mirjam, colpevole d’essere ragazza, di voler godere della sua giovinezza e delle sue pulsioni. 
C'è la speranza di poter cambiare le cose e di credere in un futuro migliore.