martedì 26 luglio 2016

La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakami

Sarà forse la cultura giapponese ma leggere un libro di Murakami significa farsi trascinare da un potere magnetico verso un mondo visionario al limite tra realtà e sogno ,  dove le sensazioni e i sentimenti sono forti; significa farsi catapultare all’interno di storie, viverle insieme ai protagonisti, sentire i suoni, vedere i colori e sentire i profumi.
Questo è quello che  si percepisce nella lettura de “La ragazza dello Sputnik”, romanzo scritto nel lontano 1999. Lo sputnik del titolo fa sì  riferimento al primo satellite russo lanciato nello spazio con a bordo la cagnolina Layka, ma anche agli scrittori della Beatnik , erroneamente chiamati Spunik da Myu, l’amica di Sumire, la protagonista del romanzo, un’aspirante scrittrice che si ispira a Kerouac
La storia viene raccontata da un amico di Sumire, l’amicizia tra i due protagonisti è forte, e Sumire non può fare a meno di raccontare al suo amico i suoi drammi, le sue emozioni, quello che desidera, fargli leggere i suoi racconti. Il narratore  piano piano si scopre innamorato di lei, ma non può essere ricambiato, perché, come si legge nell’incipit, Sumire si innamora di qualcun altro.
“Nella primavera del suo ventiduesimo anno, Sumire si innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande paura. Spazzò via ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto ciò che trovò sulla sua strada, e dietro non si lasciò nulla. Poi, senza aver perso nemmeno un grado della sua forza, attraversò il pacifico, distrusse senza pietà Angkor Wat e incendiò una foresta indiana con le sue sfortunate tigri. In Persia si trasformò in una tempesta del deserto e seppellì sotto la sabbia un’esotica fortezza. Fu un amore straordinario, epocale. La persona di cui Sumire si era innamorata aveva diciassette anni più di lei ed era sposata. Come se non bastasse, era una donna. È da qui che tutto cominciò, ed è qui che tutto (o quasi) finì.”
Le due ragazze si incontrano ad un matrimonio e Myu propone a Sumire di lavorare per lei. Così partono per un viaggio di affari che le porta in giro per il mondo fino ad un’isola greca.  Ma proprio in quest’isola accade qualcosa che porta la giovane Sumire a sparire. “Svanire come fumo”, come spiegherà Myü al narratore, recatosi in Grecia alla ricerca della sua amica.
Qui il racconto si fa più misterioso e meno facile , si sviluppa su un piano onirico , viene svelato il segreto di Myu che abbandona il sogno di diventare pianista dopo una avventura traumatizzante vissuta in un viaggio in Svizzera. Myü viene abbandonata su una ruota panoramica e da lì vede la finestra di casa sua. All’interno un’altra se stessa, il suo alter ego, fa sesso con un uomo in un rapporto che viene interpretato come coercitivo e violento. Questo evento la cambierà fortemente, la rendera fredda e frigida  e le impedirà di amare e di farsi coinvolgere dai sentimenti.D’improvviso i suoi capelli diventano interamente bianchi come a simboleggiare un invecchiamento delle emozioni.

 Ma cosa è successo a Myu veramente? Si è sdoppiata o è passata dall’altra parte?
E che fine ha fatto Sumire? Catturata da una musica Sumire fa un viaggio nel dopo vita, nell’aldilà o solo verso qualcosa di magico e inspiegabile . Parte alla ricerca di sé stessa. Quando alla fine telefona all’amico dicendo di essere in un luogo che non conosce bene , ma che vuole che lui la vada a prendere, la lontananza tra i due sarà eliminata. Cosa ci guida in un luogo, che cosa cerchiamo, cosa e chi inseguiamo?
Il romanzo di Murakami parla di amore e morte, di viaggio, di sogni e traumi, di solitudine e malinconia, di affetti persi e ritrovati di  inquietudine esistenziale con una prosa  elegante e coinvolgente.

“Sognare. Continuare a sognare. Entrare nel mondo dei sogni e non uscirne piú. Vivere lí per sempre.”


“Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente. La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti. ”


“Nel mondo dei sogni non è necessario distinguere le cose. Non è per niente necessario. Tanto per cominciare lì non esistono linee di confine. Perciò nei sogni è difficile andare a urtare violentemente contro qualcosa, e se per caso questo accade, non ci si fa male. La realtà è diversa. La realta' morde.
La realtà, la realtà.

“Forse non riuscirò più a scrivere romanzi. Ultimamente lo penso spesso. Non sono che una delle tante donne stupide e ingenue che infestano l’atmosfera, dotate solo di un’esagerata condizione di sé, perse a inseguire sogni irrealizzabili. Forse è ora anche per me di abbassare il coperchio del piano e uscire di scena. Prima che sia troppo tardi.”


“Dopo la morte del mio cane, mi chiusi nella mia stanza a leggere tutto il tempo. Per me il mondo che trovavo nei libri era molto più vivo di quello che vedevo intorno a me. Lì dentro si spalancavano paesaggi mai visti prima. I libri e la musica diventarono i miei amici più grandi… Se avevo dei problemi non mi confidavo con nessuno. Ci pensavo, trovavo una soluzione e agivo, sempre da solo. ma non soffrivo particolarmente per la solitudine. La consideravo normale. In fondo, tutti gli esseri sono soli…
E cominciai ad accorgermi che essere soli è una cosa molto triste. Essere soli è come, in una sera quando diluvia, stare fermi alla foce di un grande fiume e guardare un’enorme massa d’acqua gettarsi nel mare. Sei mai stato fermo alla foce di un grande fiume a guardare l’acqua che si getta nel mare?

“Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati dalle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi  la guardiamo  mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza”



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