lunedì 27 giugno 2016

Jezabel di Irene Nemirovsky

Gladys  Eysenach è una sorta di Dorian Gray, una donna ossessionata dalla sua bellezza e dal suo voler restare giovane. Non riesce ad amare e vive alla ricerca del piacere, dell’amore degli altri  e
soprattutto per essere ammirata dagli uomini e annientare le sue rivali più giovani.
“L'amore?” pensò “Oh, no, il piacere di essere amata... quasi sacrilego..”

 Il suo mondo è fatto di balli e feste e  lei deve essere al centro dell’attenzione. Cerca di non considerare il tempo che passa ,anzi è disposta a tutto pur di sembrare ancora bella e giovane e non rivelare la sua età.

"Lei amava proprio questo, e proprio questo la eccitava: provare costantemente a se stessa il suo dominio sugli uomini."

Gladys una donna egocentrica e egoista che mette in primo piano se stessa e la sua felicità a discapito anche della stessa figlia che considera sempre quindicenne per non ammettere il passare del tempo. E’ ovviamente sola e a volte triste, ma niente la può cambiare.
Il libro comincia dalla fine. C’è infatti un capitolo introduttivo: in un’aula di tribunale Gladys Eysenach è accusata di aver ucciso il suo amante ventenne. E’ bella e affascinante ma, man mano il processo procede perde ogni bellezza e appare sempre più vecchia e stanca. Ha fretta di finire e si proclama colpevole come per evitare che si sappia qualcos’altro di lei. La  condanna è lieve, attenuata  dal movente passionale.
Qual è la verità? I capitoli seguenti racconteranno la vita di Gladys fino ad arrivare all’epilogo finale. Conosciamo così questa donna con le sue gioie e paure, i suoi egoismi e le sue ambizioni, i suoi rapporti con i cari e gli amici. Già bambina smaliziata, cresce dedicandosi alla frivolezza e al flirt facile con qualsiasi uomo le capiti a tiro e che possa confermare la sua autostima
Difficile  il rapporto con la figlia Marie-Thérèse, che lei sente di amare ma in maniera incostante e
superficiale. Sua figlia le fa quasi da madre ed è anche troppo saggia e matura. .
“Mia povera mammina, non conosci la vita tu…”
Marie- Thérèse si ribella alla madre ma non ha la forza di farlo fino in fondo e ne rimane schiacciata.
La madre di Irene è onnipresente e appare come un incubo anche in questo romanzo e l’odio della scrittrice traspare tutto nella figura della superficiale  e insensibile Gladys e il libro  l’occasione per parlare di conflitti insanabili tra madri e figlie. La stessa Gladys avava avuto una madre una madre morfinomane che le aveva  dato solitudine e umiliazione.
Ma la superficialità di Gladys è solo apparente, ma il terrore di invecchiare e quello di rimanere sola  hanno il sopravvento tanto da impedirle di cambiare.
E’ lo stato d’animo  di una donna che vede sfiorire i suoi anni e la sua bellezza fino a farne una ossessione e in questo trovo il tema molto attuale.
A differenza di Dorian che si vede sempre bello e giovane mentre il ritratto invecchia e imbruttisce per lui, Gladys vede allo specchio il suo decadimento fisico.

Scrittura  coinvolgente e raffinata, ma anche dura e sarcastica. Irene Nemirovsky sa entrare nei personaggi e farti vivere le loro sensazioni, le loro ansie.


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