Dopo aver apprezzato L’Arminuta ho letto questo romanzo precedentemente scritto da Donatella Di Pietrantonio tre anni dopo il terremoto a L’Aquila. Ed. Einaudi
Lo consiglio vivamente, ben scritto, intenso, Non è facile parlare di questo libro senza rivelare parti importanti della trama e togliere il piacere di immergersi pian piano nella storia, vivere le difficoltà e le fragilità dei personaggi. Il forte terremoto del 6 Aprile 2009 ha arrecato forti ferite alla città e alla gente che ha dovuto fare i conti con la perdita della casa e in certi casi di cari e amici.
E’ ciò che succede alla protagonista e io narrante di questo romanzo quando la sorella gemella, quella bella forte e fortunata, rimane vittima del terremoto . Il figlio Marco viene affidato in un primo tempo al padre, che però non sa come occuparsene e poi a lei e alla madre anziana, trasferite nelle C.A.S.E. provvisorie del dopo-sisma. Da allora il tempo trascorre in un lento e difficile processo di adattamento alla nuova situazione e alla nuova forzata convivenza . Tutti devono affrontare il presente e fare i conti col proprio passato e con i ricordi. Il terremoto in pochi secondi ha seminato morte e macerie , cancellato l’intimità della gente coinvolta e sconvolto la quotidianità.
Bella mia parla dell’amore perduto, ma anche di quello ritrovato che rinasce dalle macerie. Parla del tema della ricostruzione : materiale quella di una città offesa e danneggiata , morale quella della gente e dei protagonisti del libro che lottano per dimenticare il dolore , ricominciare a vivere nuovi affetti e allacciare nuove relazioni .
Ottima l’analisi psicologica dei personaggi; Caterina ha perso la sua gemella da sempre suo supporto e modello e di colpo si trova a fare da madre ad un ragazzo adolescente, lei che madre non ha mai voluto essere; Marco, il nipote adolescente , è scostante e difficile come solo gli adolescenti sanno essere , incapace di parlare con la zia , la nonna e il padre della sua tristezza e rabbia per avere perso tutto ,trova un amico nel cane Bric anche lui sopravvissuto al terremoto; il padre, che abita a Roma con la sua nuova compagna , non riesce ad affrontare la nuova emergenza e conferma l’assenza affettiva .
Una nuova vita sta formandosi nel ventre di una vicina, metafora di una ripresa e una speranza di rinascita.
Lo consiglio vivamente, ben scritto, intenso, Non è facile parlare di questo libro senza rivelare parti importanti della trama e togliere il piacere di immergersi pian piano nella storia, vivere le difficoltà e le fragilità dei personaggi. Il forte terremoto del 6 Aprile 2009 ha arrecato forti ferite alla città e alla gente che ha dovuto fare i conti con la perdita della casa e in certi casi di cari e amici.
E’ ciò che succede alla protagonista e io narrante di questo romanzo quando la sorella gemella, quella bella forte e fortunata, rimane vittima del terremoto . Il figlio Marco viene affidato in un primo tempo al padre, che però non sa come occuparsene e poi a lei e alla madre anziana, trasferite nelle C.A.S.E. provvisorie del dopo-sisma. Da allora il tempo trascorre in un lento e difficile processo di adattamento alla nuova situazione e alla nuova forzata convivenza . Tutti devono affrontare il presente e fare i conti col proprio passato e con i ricordi. Il terremoto in pochi secondi ha seminato morte e macerie , cancellato l’intimità della gente coinvolta e sconvolto la quotidianità.
Bella mia parla dell’amore perduto, ma anche di quello ritrovato che rinasce dalle macerie. Parla del tema della ricostruzione : materiale quella di una città offesa e danneggiata , morale quella della gente e dei protagonisti del libro che lottano per dimenticare il dolore , ricominciare a vivere nuovi affetti e allacciare nuove relazioni .
Ottima l’analisi psicologica dei personaggi; Caterina ha perso la sua gemella da sempre suo supporto e modello e di colpo si trova a fare da madre ad un ragazzo adolescente, lei che madre non ha mai voluto essere; Marco, il nipote adolescente , è scostante e difficile come solo gli adolescenti sanno essere , incapace di parlare con la zia , la nonna e il padre della sua tristezza e rabbia per avere perso tutto ,trova un amico nel cane Bric anche lui sopravvissuto al terremoto; il padre, che abita a Roma con la sua nuova compagna , non riesce ad affrontare la nuova emergenza e conferma l’assenza affettiva .
Una nuova vita sta formandosi nel ventre di una vicina, metafora di una ripresa e una speranza di rinascita.