martedì 7 giugno 2016

Numero Undici di Jonathan Coe

Amo Jonathan Coe , amo la sua scrittura, il suo stile, la sua ironia britannica, la sua critica della società moderna. E mi è piaciuto tanto anche il suo ultimo libro edito da Feltrinelli, Numero undici.
Numero undici è una raccolta di racconti, legati tra di loro tanto da formare un romanzo; uno dei fili conduttori è proprio il numero undici che ricorre come un’ossessione: è  un numero civico, una importante sede politica, una linea del tram, i piani di una abitazione, un tavolo di un locale, una data.
 In ogni racconto Coe affronta un tema della società moderna, crudele e mercificata.
Si parte con la storia di un'estate di due ragazzine, Rachel e Alison, che non capiscono la reazione dei nonni di Rachel di fronte al suicidio di David Kelly, lo scienziato britannico che aveva smascherato le bugie di Tony Blair sulla guerra in Iraq. Questo fatto è interpretato come la perdita dell’innocenza di una nazione che coincide con la perdita dell’innocenza delle due ragazze che compariranno in tutte le storie. Il riferimento alla morte di David Kelly, il cui corpo venne trovato a Harrowdown Hill nello Oxfordshire, ritorna nella terza storia quando la professoressa di Rachel, Laura, porta la ragazza nella sua casa in campagna proprio nello stesso parco dove era stato rinvenuto il corpo  dell’ ispettore delle armi delle Nazioni Unite; un parco stupendo per delle belle passeggiate ma che aveva segnato la perdita dell’innocenza
" E' quello che la morte di David Kelly ha rappresentato per noi. Fino a quel momento eravamo stati scettici nei confronti della guerra in Iraq. Sospettavamo che il governo non ci dicesse tutta  la verità. Ma il giorno in cui Kelly morì, una cosa divenne assolutamente chiara:la faccenda puzzava. Che si trattasse di suicidio o di omicidio non era così importante, una persona perbene era morta e , in un modo o nell’altro, erano state le bugie costruite intorno alla guerra ad ucciderla.Tutto qui. Nessuno di noi poteva più fingere che a governarci erano persone oneste.”( dal pensiero del marito di Laura) E la perdita dell’innocenza è anche uno dei temi del Paradiso Perduto di Milton sul quale Rachel deve scrivere un saggio per l’università.
La prima storia  ha un tono gotico, tipico dei racconti delle case  stregate. Rachel bambina  scoprirà un cadavere nei boschi e vicino al corpo troverà una carta da gioco su cui è tracciato un ragno.
Il libro salta avanti nel tempo, e  ritroviamo Rachel ormai cresciuta , prima studentessa universitaria e poi disoccupata. Trasferitasi a Londra, lavora infine  come tutrice per dei bambini di ricchissima famiglia,Intanto Alison, deve vedersela con la sua omosessualità, con una madre, Val, ex cantante di successo che viene mandata al massacro in una specie di Isola dei famosi e con un’ ingiusta accusa che la porta in prigione.
I personaggi ruotano intorno alla protagonista Rachel e le loro storie si intrecciano e creano una rete di connessioni significative tra fatti apparentemente inconciliabili, immagini simboliche  e personaggi.
Nelle storie si parla di diversità,di razzismo e pregiudizi, di banche ,di corruzione, di televisione,di reality show, di giornalismo, di social network che rendono la vita privata accessibile a tutti , di quei 140 caratteri che condizionano e stravolgono relazioni consolidate, di film di serie B, di allucinazioni, di successo a tutti i costi e di bisogno di riscatto,della smania di denaro e l’ostentazione di esso, delle ossessioni che condizionano la vita, del passato che ritorna, di rabbia. Si parla di politica e di mancanza di fiducia nella politica.
Si affronta un altro tema della nostra società: la mercificazione della paura.

 Si è presentato questo libro come un sequel del capolavoro di Coe del 1994, La famiglia Winshaw. In effetti ritroviamo solo alcuni membri della famiglia  Winshaw che nella Londra dei nostri giorni  ha ancora una posizione di dominio, tra banche, mass media, premi e raccomandazioni. Non è più l’Inghilterra della Thatcher, ma ci sono altri problemi.
Coe mescola diversi generi letterari e anche cinematografici : il comico e il noir, il thriller e il mistery, il gotico e il realismo magico; analizza il sottile confine tra realtà e fantasia,tra ragione e follia; descrive con humour e disprezzo il nostro mondo.


Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. Johnson) e numerosi romanzi. Con Feltrinelli ha pubblicato: La famiglia Winshaw (1996), La casa del sonno (1998; audiolibro Emons-Feltrinelli, 2013), L’amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (2003), Caro Bogart. Una biografia (2004), Circolo chiuso (2005), La pioggia prima che cada (2007), Questa notte mi ha aperto gli occhi (2008), I terribili segreti di Maxwell Sim (2010), Come un furioso elefante. La vita di B.S. Johnson in 160 frammenti (2011), Lo specchio dei desideri (2012), Expo 58 (2013) e, nella collana digitale Zoom, V.O. (2011).

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