sabato 12 novembre 2016

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati

Image result for perchè dino buzzati scrive il deserto dei tartariLibro bello e intenso che fa molto riflettere. Buzzati lo ha scritto quando lavorava in redazione a Belluno pensando alla routine del suo tran tran giornaliero e alla monotonia della vita. E se questo tran tran durasse per tutta la vita? ecco allora il bisogno di dare un senso alla propria vita, una svolta.Ma non è facile e siamo sicuri che noi siamo i veri fautori delle nostre scelte? Il romanzo di Buzzati ci ricorda Waiting for Godot di Becket, la vita è un assurdo attendere qualcosa che ci aiuti a dare un senso alle cose. Drogo vive passivamente gli eventi , il tempo vola via inesorabile e in attesa della vita vera non riesce a fare nulla se non andare incontro alla morte.   Il tenente Drogo, inviato a prestare servizio nell’isolata e ormai inutile Fortezza Bastiani, ha il compito di sorvegliare un deserto da cui non arriva mai alcun nemico, vivendo nell’attesa della guerra, dell’azione, del giorno in cui finalmente potrà farsi valere. Anche quando potrebbe andarsene, rimane invischiato nell’abitudine di aspettare, di sperare che all’orizzonte compaiano finalmente dei puntini neri in movimento. Cosa può dare valore alla vita di un soldato? La comparsa del nemico. Quando Drogo è giovane ha la speranza che qualcosa di bello succederà, ma nell’attesa il tempo scorre e si ritrova vecchio con la  consapevolezza di aver sprecato la propria vita perché il tempo vissuto è molto più lungo di quello ancora da vivere. E’ vero,  in giovinezza il tempo sembra infinito e poi, invecchiando, accelera per poi finire sempre troppo presto, con il nostro carico di sogni irrealizzati, di giorni sprecati e occasioni mancate. Bellissimo!!!!!!!


S’illude, Drogo, di una gloriosa rivincita a lunga scadenza, crede di avere ancora un’immensità di tempo disponibile, rinuncia così alla minuta lotta per la vita quotidiana.

venerdì 11 novembre 2016

Con la morte non si tratta di Bruno Morchio

Una rapina sulla Statale Carlo Felice in Sardegna: uno dei banditi viene ferito e arrestato, ma non parla. I suoi complici dividono il bottino. Sono passati diversi anni, quell'uomo è ancora in galera.
Suo figlio, un tossicodipendente, è scomparso. Lui crede sia partito per l'isola, alla ricerca dei complici di quel colpo miliardario. E così Bacci Pagano, incaricato dall'avvocato di Sanna, la sua amica Gina Aliprandi,lascia la sua Genova per andare in trasferta in Sardegna. Qui si ritrova coinvolto tra faide locali, e piani di vendette dei protagonisti della rapina.
In questa avventura Morchio abbandona i noti "scenari" genovesi con i carrugi e le stradine malfamate della città vecchia, per portarci a Tertenia, un piccolo comune nella  ventosa ed affascinante Sardegna orientale.La vera protagonista del romanzo è proprio la Sardegna con il forte maestrale, gli odori, i sapori, i fichi, le querce da sughero.
A Tertenia Bacci ritrova l’amico Virgilio, la sua guardia carceraria a Novara con il quale ha continuato a vedersi durante i suoi periodi di vacanza in Sardegna.
Ma il soggiorno per Bacci sarà anche l’occasione di rivedere sua figlia Aglaja dopo 10 anni.
Ora la ragazza ha 18 anni e  sua moglie, dopo il divorzio, non gli ha più permesso di vederla. Questo distacco è un cruccio per Bacci e ora Aglaja ha deciso di passare un po’ di tempo con lui, contro il volere della madre. -

Così la storia procede su due strade: la ricerca del ragazzo e la relativa conoscenza di strani personaggi collegati e il rapporto ritrovato  tra Bacci e Aglaja.
Appena arrivato in Sardegna Bacci conosce in spiaggia l’affascinante e sensuale Martine, ex prostituta,ora giovane moglie di Otello Ganci, l’organizzatore della rapina,malato di tumore e  in fin di vita. In Francia Ganci Ha ucciso Canu, uno dei rapinatori, e la sua famiglia lo vuole vendicare
La prima metà del libro si legge tutta d’un fiato, coinvolgente e scorrevole con descrizioni precise e ben scritte, con l’inizio scoppiettante  e intenso della rapina al portavalori, il rapporto di Bacci Pagano con le donne  e con l’amico Virgilio che gli ha salvato la vita durante i cinque anni di prigionia, l’arrivo in Sardegna, i luoghi, i profumi, il vento insopportabile, la spiaggia, i personaggi misteriosi. Poi però il ritmo cala, la trama diventa statica, confusa  e ripetitiva fino ad un finale povero e scontato. E’ ovvio che la trama è solo un pretesto per parlare di sentimenti umani. Comunque il personaggio di Paggi Pagano è interessante e continuerò a seguirlo.