domenica 7 febbraio 2016

Prendila così di Joan Didion

Prendila così
racconta di un periodo della vita di Maria  o  meglio Mar-ai-a perché così si pronuncia e la protagonista ci tiene a chiarirlo subito all’inizio. Maria ha trentun anni, alle spalle un matrimonio e un divorzio, una figlia con problemi mentali e una carriera mai decollata nel cinema.  Ora è anche lei rinchiusa da qualche parte e ci racconta la sua storia difficile con dei flash frammentati. Troppo dura  la vita per una come lei. Meglio prenderla così, come viene, senza lottare. Meglio prendere la macchina e guidare in autostrada, meglio bere ed evitare di affrontare le difficoltà. Frequenta persone che girano intorno allo spettacolo e al cinema, personaggi vuoti e distratti, falliti.
Stile asciutto, cinematografico, con capitoli corti che riproducono scene in cui Maria è sola o insieme ad altri personaggi  in situazioni che evidenziano il suo disagio e precarietà psicologica. Non è sempre facile capire gli sviluppi, ma questo contribuisce a trasmettere al lettore  la  tristezza e la fragilità della protagonista, incapace di reagire e sopravvivere alle delusioni della vita. La frammentazione delle scene e del racconto corrispondono alla vita frammentata dei protagonisti. Quelle di Maria e dei suoi amici sono vite spezzate,senza speranza,  ai margini dei sogni  di un mondo hollywoodiano. Scrittura scarna, ma potente. Il sogno americano che si infrange contro la difficoltà di gestire i rapporti, i sentimenti,il successo.
Struggenti i cortissimi capitoli scritti in corsivo che riportano le riflessioni di Maria oggi.

L’ottantenne Didion è una giornalista e scrittrice californiana  acclamata in patria (ha ricevuto da Obama un prezioso riconoscimento)e  meno conosciuta dalle nostre parti.
 All’età di ottant’anni è stata scelta come testimonia degli occhiali da sole Céline. Questo ci dice molto sulla sua forza di carattere.


giovedì 4 febbraio 2016

Sull'orlo del precipizio di Antonio Manzini

“L’orologio segnava le 23:30. Sull’orlo del precipizio, il suo ultimo romanzo, era terminato. Due
anni, sei mesi e tredici giorni, tanto era costato in termini di tempo. A questo si dovevano aggiungere l’ansia, la fatica, le notti insonni, i dolori alla cervicale, 862 pacchetti di sigarette, tre influenze, 30 rate di mutuo. Alle 23:30 di quel 2 ottobre 2015 guardando quella parola semplice di due sillabe, Giorgio Volpe, uno dei più grandi scrittori italiani, si interrogava sul suo stato d’animo”.
 Giorgio Volpe è uno scrittore italiano di successo, ma alla consegna del nuovo romanzo Sull’orlo del precipizio, scopre che la sua casa editrice è stata acquistata da una azienda maggiore chiamata Sigma, che ha inglobato tutti i marchi storici dell’editoria. Al comando ci sono caricature per niente interessate alla cultura e alla letteratura, ma solo al mercato. Nuova sede, nuova dirigenza, nuova politica editoriale.
Al posto dela sua fidata editor ci sono tue tipi strani ,Aldo, di Macerata, Sergej, di Mosca che hanno l’idea di modificare e rendere più accattivanti  i classici della letteratura.
A proposito dei Promessi Sposi diranno:
“Questo matrimonio non s’ha da fare…..Ma chi parla così? Ora invece senta che meraviglia: -Prova a fa ‘sto matrimonio e ti rompiamo il culo, bello. – E’un’altra cosa, è così che i giovani si avvicinano alla letteratura”
In Guerra e Pace scompare la parte dedicata alla guerra. Scompare la sperimentazione linguistica, le metafore, sparisce la poesia…..tanto chi la legge? Si traduce Gadda e Camilleri.
Anche il romanzo di Giorgio va corretto, non più una vicenda storica  nel mezzo del medioevo, ma una storia di spionaggio con  omicidi, sesso, amore e sentimento.Il protagonista  ,ispirato alla figura dello zio dell’autore,va cambiato, deve essere un eroe e anche il nome va cambiato, Ciro non è un   un nome da eroe.
Nel tentativo di sottrarsi a questa mercificazione Volpi cerca di contattare case editrici minori, pur di mantenere la propria libertà e dignità di scrittore.Ma scopre che tutto è stato comprato o è controllato dai potentissimi padroni della Sigma
Volpi dovrà accettare le assurde condizioni imposte dal nuovo manager, la cinica Federica Celletti, prototipo della arrampicatrice interessata al profitto della sua azienda.
Con un romanzo distopico Manzini ci racconta di un mondo grottesco in cui lo scrittore ha perso la sua libertà e la realtà editoriale è cambiata perdendo la propria indipendenza
Il libro scorre via piacevole, a tratti divertente, ma di un riso amaro perchè mano a mano ti accorgi che la situazione surreale descritta nel romanzo  non è tanto lontana dalla realtà, riconosci il potere dei marchi, ti accorgi del marketing che si fa oggi intorno a certi libri,a certi autori che scrivono a tavolino su richiesta del mercato.
 Volpi prova a lottare contro il nuovo sistema, ma alla fine si arrende. Proviamo a non arrenderci noi lettori e a ribellarci.